La questione della fauna selvatica crescente e invasiva in Veneto diventa il fulcro della protesta di oggi a Mestre. Oltre 1.500 agricoltori, appartenenti alla Coldiretti, si sono riuniti per chiedere misure immediate e decisive da parte della Regione. La presenza sempre più massiccia di animali come lupi, cinghiali e nutrie sta compromettendo la sicurezza degli allevamenti, in particolare per le specie ovine e caprine. I recenti dati suggeriscono che tra il 2020 e il 2021, si sono registrati quasi mille capi predati ogni anno, una situazione insostenibile per gli agricoltori locali.
Gli agricoltori si sono ritrovati in piazza a Mestre, davanti al palazzo della Regione Veneto, per esprimere la loro frustrazione nei confronti dell’inefficacia delle misure attuali e della crescente minaccia rappresentata dalla fauna selvatica. Con striscioni in mano e slogan come “Stop alla fauna selvatica”, i partecipanti hanno messo in evidenza quanto la presenza di questi animali stia mettendo a rischio la loro attività produttiva. Durante la manifestazione, è emersa la richiesta di un intervento immediato da parte dei legislatori, con una chiarificazione sulle politiche adottate per gestire la fauna selvatica nel territorio.
Durante l’evento, sono stati presenti anche il presidente regionale di Coldiretti, Carlo Salvan, e i rappresentanti della Giunta regionale, compresi Cristiano Corazzari e Federico Caner. Sebbene gli assessori abbiano mostrato solidarietà e confermato il loro impegno verso la salvaguardia agricola, il messaggio degli agricoltori rimane chiaro: la realtà sul campo è critica e richiede risposte più rapide e incisive. La situazione si è fatta sempre più pressante, e mentre i politici promettono azioni, gli agricoltori continuano a vivere con la paura di perdere i propri animali e i propri raccolti.
La Coldiretti ha fornito dati inquietanti durante la recente fiera Agrimont 2024, sottolineando come la popolazione di lupi sia oramai diffusamente consolidata in oltre il 20% del territorio veneto, con la presenza di almeno 15 branchi. La predazione non si limita ai lupi; vi è sempre un numero crescente di nutrie, gazze, corvi e cinghiali che si comportano da forti antagonisti nei confronti dell’economia agricola. Questi animali non solo danneggiano i pascoli e i frutteti, ma creano un’insicurezza e un’instabilità che le aziende non possono più tollerare.
L’urgenza di un cambio di passo da parte delle istituzioni emerge come un tema centrale dalle dichiarazioni di Carlo Salvan, il quale ha sollecitato un aumento della dotazione finanziaria dedicata, per consentire interventi rapidi e di sostegno. È evidente che i ristori non possono più essere tardivi, ma devono giungere nell’immediato a tutte le aziende che subiscono perdite significative a causa del crescente problema della fauna selvatica.
In risposta alla situazione, la Giunta regionale ha approvato nuovi strumenti il 15 luglio scorso, segnando un passo avanti in questo delicato ambito. Gli agricoltori attendono ora di vedere l’efficacia di tali misure e sperano che possano rappresentare un punto di svolta nella loro lotta contro la fauna selvatica. Tuttavia, è fondamentale che tale attuazione avvenga in modo tempestivo e significativo, per garantire il futuro degli allevamenti in Veneto e per difendere il lavoro di chi quotidianamente si dedica alla terra e agli animali.
Le sfide per gli agricoltori del Veneto non si limitano alla fauna selvatica, ma riguardano un quadro complesso di interazioni tra natura e attività produttive. La formazione di alleanze tra istituzioni e agricoltori sarà cruciale per costruire una strategia che non solo affronti i problemi immediati, ma che garantisca anche un futuro sostenibile alla filiera agricola regionale. Mentre la situazione attuale è urgente e critica, un lavoro sinergico potrebbe portare a soluzioni più efficaci e durature nel tempo.
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