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Appennino in ginocchio: vignaioli resilienti affrontano il nuovo disastro dell’alluvione

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Stefano Rossi

Un anno e mezzo dopo l’alluvione di maggio 2023, il panorama vitivinicolo della zona di Modigliana, in alta Romagna, è nuovamente segnato da eventi calamitosi, ma i produttori non si arrendono e continuano a lavorare con tenacia. Solo recentemente, infatti, sono stati presentati i primi vini della vendemmia di quest’anno, nonostante i gravi danni subiti. La manifestazione “Stella dell’Appennino” ha visto la partecipazione di nove produttori locali, mentre le cantine continuano a lottare contro l’inevitabile impatto della natura.

La realtà del vigneto: danni e resilienza

La devastazione dell’alluvione e le sue conseguenze

L’impatto dell’alluvione del 2023 ha avuto ripercussioni significative sui vigneti dell’area di Modigliana, Brisighella e Casola Valsenio, con circa il 20% dei terreni vitati danneggiati. Secondo l’agronomo Francesco Bordini, si stima che siano andati persi circa 300 ettari di vigneti, un colpo duro per una comunità agricola che già faticava a riprendersi. Nonostante i danni, i produttori rimangono ottimisti riguardo alla nuova vendemmia, che sembra promettere vini di alta qualità.

Tuttavia, la situazione attuale è complessa. Recenti eventi meteorologici hanno nuovamente aggravato la situazione, con piogge torrenziali che hanno ostacolato l’accesso alle cantine e causato l’esondazione di corsi d’acqua. La difficoltà di raggiungere le vigne ha rappresentato una sfida significativa per i produttori, spesso costretti a limitarsi all’uso di mezzi di trasporto alternativi per accedere alle loro terre.

Solitamente, quando la vendemmia inizia, le speranze sono alte, ma le insidie della natura non sono da sottovalutare. I vignaioli hanno dovuto affrontare non solo danni diretti, ma anche sfide legate al ripristino dei terreni e alla gestione della domanda da parte dei consumatori, potenzialmente ridotta in seguito ai recenti eventi calamitosi.

L’equilibrio tra agricoltura e natura

Nel contesto dell’Appennino, il confronto tra agricoltura e selvatico è sempre presente. Le vigne, circondate da boschi, che agiscono da barriere naturali, sono sì una risorsa ma anche una minaccia se non gestite correttamente. Bordini sottolinea l’importanza della regimentazione dell’acqua come fondamentale per la salvaguardia delle coltivazioni, specialmente in un territorio che deve affrontare le conseguenze di eventi climatici sempre più estremi.

È urgente riadattare le pratiche agricole e riaffermare la necessità di una corretta gestione dei terreni collinari, che deve tornare a essere una priorità. Il recupero delle piccole opere di manutenzione è essenziale per prevenire frane e danni alle coltivazioni. Purtroppo, le istituzioni sembrano muoversi troppo lentamente, lasciando i produttori in uno stato di precarietà e preoccupazione costante.

La questione risarcimenti: tra speranze e delusioni

I problemi della burocrazia

A complicare ulteriormente la situazione ci sono le difficoltà legate ai risarcimenti. Nonostante l’esistenza di finanziamenti per il settore vitivinicolo, i tempi di attesa per l’approvazione delle domande si sono rivelati snervanti. Bordini riferisce che le richieste di risarcimento relative al disastro del 2023 erano ancora in fase di elaborazione e che le nuove domande per i danni recenti devono affrontare una burocrazia lenta e complessa.

L’inefficienza amministrativa ha spinto molte piccole aziende a rinunciare a richiedere aiuti, non potendo affrontare i costi di consulenze professionali necessarie per la presentazione delle domande. Questo ha portato a un sostanziale svantaggio per i produttori meno strutturati, che si trovano in difficoltà anche a causa della rigidità delle decisioni delle proprietà degli immobili agricoli.

Il futuro delle aziende vitivinicole

Alcuni produttori hanno già ricevuto una prima tranche di aiuti, ma per molti altri la situazione rimane incerta. La storia di Luciano Leoni e Valerio Ciani, ad esempio, evidenzia come le aziende, pur subendo danni ingenti, siano costrette a mantenere una prospettiva ottimistica, continuando a lavorare attraverso le difficoltà.

Molti viticoltori, come Luca Monduzzi della cantina Il Teatro, lamentano la lentezza e la complessità della burocrazia, che allontana la certezza di ricevere i giusti risarcimenti. Nonostante ciò, i produttori si sono rimboccati le maniche, continuando a lavorare nei loro vigneti e sperando in una vendemmia che possa risollevare le sorti delle loro aziende.

Per i vignaioli dell’Appennino, la vendemmia non rappresenta solo un momento di produzione, ma anche un’opportunità per raccontarsi e garantire un futuro migliore alle loro attività, con la consapevolezza che ogni annata può portare sfide e nuove possibilità.

Stefano Rossi

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