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Concessioni demaniali: la situazione incerta dopo 18 anni dalla direttiva Bolkestein

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Francesca La Rocca

Da oltre un decennio e mezzo, la direttiva Bolkestein continua a provocare incertezze e tensioni in merito alle concessioni demaniali marittime in Italia. In questo contesto, la situazione attuale è caratterizzata da varie problematiche, dalla scadenza delle concessioni all’assenza di un quadro normativo chiaro. Gli operatori del settore balneare si trovano a fronteggiare un’annata turistica complessa senza certezze sul loro futuro.

La direttiva Bolkestein e le concessioni demaniali

La direttiva Bolkestein, approvata nel 2006, è un provvedimento dell’Unione Europea che mira a regolare e semplificare la concessione di servizi e beni pubblici. L’Italia, come paese membro, è chiamata a rivedere periodicamente le concessioni demaniali. Tuttavia, la materia è rimasta spessissimo in stallo, alimentando il dibattito e la contestazione tra le varie sigle che rappresentano gli operatori balneari. La scadenza delle concessioni, infatti, rappresenta un punto delicato: il Consiglio di Stato ha stabilito che le proroghe previste siano da considerarsi illegittime, e questo pone in una condizione di precarietà le strutture che hanno gestito i servizi fino ad oggi.

Nonostante le rassicurazioni del governo e la mappatura delle coste, il panorama giuridico risulta ancora nebuloso. La proroga delle concessioni è fissata per la fine del 2024, ma molti esperti avvertono che la situazione potrebbe cambiare drasticamente in seguito a eventuali bandi che potrebbero ribaltare gli attuali equilibri. La complessità di tale scenario ha già spinto alcune regioni, come il VENETO, a lanciare procedure per il bando delle concessioni, come avvenuto a febbraio, con la vittoria di nuovi imprenditori. Questo rappresenta un unico, e per ora isolato, caso di reazione normativa.

Le proteste degli operatori balneari

La precarietà legata alla questione delle concessioni ha scatenato reazioni nel settore. Gli operatori balneari si sono uniti in protesta, proclamando scioperi simbolici per il 8 e 9 agosto. Queste manifestazioni sono più di un gesto; riflettono la crescente preoccupazione per la mancanza di leggi che tutelino la loro professione. Uno dei portavoce, Benny Gili dello stabilimento La Baia di Fregene, ha sottolineato l’importanza di unire le forze per ottenere risultati che salvaguardino il futuro occupazionale.

La stagione estiva è iniziata senza certezze e gli operatori manifestano un forte timore per le loro attività. Nella loro battaglia per la tutela dei diritti, evidenziano come il lavoro di una vita possa trovarsi a rischio a causa dell’incertezza normativa. Gili ha evidenziato la complessità della situazione, soprattutto per chi ha già ottenuto proroghe, come nel suo caso, valide fino al 2033. La mancanza di chiarezza sulle future concessioni rende però insicuro ogni piano imprenditoriale. Gli operatori stanno cercando di prepararsi a ogni evenienza, sia attraverso azioni di protesta che tramite investimenti ai fini di una maggiore sostenibilità delle loro attività.

Il futuro delle nuove concessioni

Un aspetto cruciale della questione è la durata delle nuove concessioni, una variabile che incide direttamente sui piani di investimento degli imprenditori. La maggior parte delle strutture balneari italiane ha storia e complessità architettoniche significative; la loro gestione richiede investimenti importanti. I gestori avvertono che l’eventualità di concedere solo brevi contratti ridurrebbe gravemente la loro capacità di operare in modo funzionante e proficuo.

La difficoltà di pianificare a lungo termine sta generando un clima di ansia tra gli imprenditori, che devono affrontare l’idea di dover abbandonare investimenti consistenti dopo solo pochi anni. Per questo motivo, le aspettative sugli interventi normativi da parte del governo europeo sono elevate. Alcuni operatori, come Gili, hanno espresso apertura a un possibile rialzo dei costi delle concessioni, sebbene considerino questa soluzione insufficiente per risolvere il problema cruciale legato alla messa a bando. La necessità di chiarezza e stabilità è fondamentale affinché i balneari possano pianificare il futuro delle loro attività.

Le sfide economico-finanziarie

Il costo delle concessioni si configura come un tema controverso all’interno delle attuali discussioni. Molti imprenditori hanno dichiarato di essere disposti a un aumento dei costi, se questo potesse portare a un equo riconoscimento del valore delle concessioni stesse. Tuttavia, il clima attuale di malcontento può portare a fraintendimenti e a un’immagine distorta della categoria, che ha visto diminuire l’affluenza e la redditività negli ultimi anni.

Le ricerche di mercato evidenziano che molti stabilimenti faticano a mantenere una clientela costante durante la settimana, trasformando le attività in operazioni prevalentemente concentrate nel weekend. In questo contesto, le iniziative innovative diventano fondamentali. Sebbene il panorama turisticamente sia cambiato, molti imprenditori stanno cercando vie alternative per garantire la loro sopravvivenza economica, come i servizi di ristorazione e attività collaterali.

Gli operatori rimangono comunque in attesa di chiarimenti per il proprio futuro, con il piano B già pronto, che contempla l’attrezzatura camper per garantire una certa flessibilità, ma la speranza per un esito positivo è nettamente preferita rispetto a quella possibilità. La situazione è dunque in evoluzione e rimane uno dei dibattiti più accesi nel panorama economico italiano.

Francesca La Rocca

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