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Crisi climatica: zootecnici siciliani in difficoltà, il patrimonio zootecnico a rischio

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Marco Gerini

La produzione agricola della Sicilia, specialmente nel settore zootecnico, sta affrontando una situazione drammatica a causa delle temperature estreme e della scarsità d’acqua. Le parole di allevatori come Luca Cammarata e Liborio Mangiapane mettono in luce la precarietà della situazione, sottolineando la necessità di misure efficaci per garantire la sopravvivenza del patrimonio zootecnico locale. Questo articolo esplora la difficoltà degli allevatori siciliani, la razza di capre Girgentana e le vicende degli allevatori che ne tutelano la biodiversità.

La razza Girgentana e il suo valore culturale

La razza Girgentana, caratterizzata da un corpo di media grandezza e un folto pelo bianco, è una delle razze caprine più emblematiche della Sicilia. Le sue corna a spirale e la sua adattabilità ai terreni siciliani l’hanno resa parte integrante della cultura e della tradizione locale. Questa razza è oggi tutelata da un Presidio Slow Food, operativo sin da quando i suoi esemplari erano ridotti a poche centinaia, a testimonianza dell’importanza di mantenere vivo il patrimonio zootecnico. Attualmente, allevatori come Luca Cammarata, residente a San Cataldo, hanno dedicato la loro vita alla conservazione di questa razza, possedendo circa trecento capre Girgentane, molte delle quali in stato interessante.

La crisi climatica, tuttavia, sta mettendo a rischio non solo la produzione annuale, ridotta del 50% rispetto agli standard, ma anche il benessere degli animali. Cammarata afferma di affrontare una “estate di tormento”, dovuta all’innalzamento delle temperature che superano frequentemente i 40 gradi e alla grave scarsità d’acqua. Le condizioni critiche si riflettono negativamente sulla salute delle bestie, che soffrono per l’assenza di risorse idriche e cibo, rischiando di compromettere l’intero patrimonio culturale legato alla produzione di latte e formaggi tipici della zona.

Le difficoltà degli allevatori e le conseguenze della siccità

A circa trenta chilometri da San Cataldo, Liborio Mangiapane, allevatore di pecore e bovini di razza Modicana, vive da decenni in una situazione di crescente difficoltà. Mangiapane gestisce un’azienda che ospita centocinquanta pecore e circa cento bovini, anch’essi tutelati da un Presidio Slow Food. Il suo racconto della situazione è desolante: “Viviamo in un deserto”, dice, mettendo in evidenza la prolungata crisi idrica che ha colpito la Sicilia.

L’approvvigionamento idrico diventa un compito gravoso, con Mangiapane che precisa di aver bisogno di oltre diecimila litri d’acqua ogni giorno per nutrire gli animali. Le autobotti del consorzio di bonifica offrono un aiuto temporaneo, ma ciò non basta a garantire una soluzione a lungo termine. La riorganizzazione delle risorse idriche ha richiesto uno sforzo notevole e continuo; molti allevatori sono costretti a trasportare quotidianamente l’acqua con autobotti per mantenere in vita il loro bestiame.

La risposta degli allevatori

Gli allevatori siciliani non si arrendono di fronte alla crisi, cercando soluzioni innovative per garantire la sopravvivenza degli animali. Luca Cammarata, ad esempio, sta realizzando un bacino artificiale per la raccolta dell’acqua piovana, un progetto che ha un costo di duecentomila euro, finanziato in parte dalla Regione. Questo bacino dovrebbe avere una capacità di 16mila metri cubi, ma per funzionare è necessario che le piogge tornino a cadere, un evento che al momento sembra incerto.

Cammarata non si limita a fornirsi di acqua, ma lancia anche un appello alle istituzioni locali, esortando a costruire laghi e a migliorare le infrastrutture esistenti, affinché non si ripetano situazioni di questo tipo in futuro. Queste richieste non sono semplicemente pratiche: riflettono una necessità urgente di intervento per garantire la sostenibilità delle imprese agricole e la preservazione della biodiversità locale.

In un momento in cui gli effetti del cambio climatico diventano sempre più evidenti, la resilienza di questi allevatori è messa alla prova. La loro determinazione di mantenere vivo un patrimonio culturale che è il risultato di generazioni di lavoro e passione potrà rappresentare un punto di riferimento nella lotta per preservare la biodiversità e la tradizione agricola della Sicilia.

Marco Gerini

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