Il dibattito sull’uso di acqua di mare in cucina continua a infiammare gli animi dei food lover e attira un interesse mai visto prima tra i social media. Recenti dichiarazioni dell’infettivologo Matteo Bassetti mettono in luce i pericoli associati a questa pratica apparentemente innocua e ne sottolineano i potenziali rischi per la salute. Esploriamo in dettaglio le motivazioni di queste affermazioni e l’evoluzione del dibattito attorno all’uso dell’acqua di mare nella preparazione dei pasti.
Negli ultimi mesi, social network come TikTok hanno visto la diffusione di video che mostrano persone intenti a preparare pranzetti a base di pasta utilizzando l’acqua di mare. Situazioni di questo tipo, in cui momenti di convivialità si intrecciano con la bella stagione e la voglia di stare all’aria aperta, sembrano aver scatenato un vero e proprio trend. Tuttavia, tali pratiche, esibite con orgoglio, non sono prive di rischi.
Il professor Matteo Bassetti, noto infettivologo, ha chiesto maggiore cautela. Oltre a evidenziare l’aspetto ludico di questa tendenza, il professionista mette in guardia sui pericoli legati alla qualità dell’acqua prelevata. A bordo di piccole imbarcazioni, le fonti di inquinamento, come carburante e altre sostanze chimiche, possono contaminare l’acqua. Un aspetto che spesso non viene considerato da chi, in modo spavaldo, condivide queste esperienze online.
Secondo Bassetti, l’idea che l’acqua di mare, già salata, possa essere utilizzata senza rischi per cucinare la pasta è errata. L’infettivologo sottolinea che la temperatura di cottura non è sufficiente a eliminare le contaminazioni batteriche provenienti dall’acqua, specialmente quando quest’ultima è prelevata in prossimità di scarichi e tubi di sentina. Le conseguenze possono essere gravi e includere intossicazioni alimentari e infezioni. Usare acqua di mare in contesti inquinati espone il consumatore a rischi inaccettabili.
L’interesse per pratiche di cucina “alternativa” non è un fenomeno nuovo. Altri esperti, come il chimico Guido Mori dell’Università della Cucina Italiana, avevano già sottolineato la problematicità dell’utilizzo dell’acqua marina, attraverso l’analisi di situazioni simili, come il consumo di friselle preparate con acqua di mare anno scorso. Tali esperienze servono a dimostrare che una maggiore consapevolezza è necessaria per evitare di diffondere comportamenti rischiosi.
Strumenti educativi e informativi sono cruciali per garantire che le persone possano prendere decisioni informate riguardo le loro scelte gastronomiche. La diffusione di pratiche culinarie inconsapevoli, amplificate dai social media, richiede una risposta chiara. Esperti e professionisti del settore sono chiamati a svolgere un ruolo attivo nel promuovere una cultura del cibo basata sulla sicurezza e sulla salute.
La discussione che circonda l’uso di acqua di mare ci ricorda che il confine tra tradizione e innovazione deve sempre essere tracciato con attenzione. La libertà di scelta alimentare non può prevalere sulla salute pubblica. Attivare campagne informative e sensibilizzare l’opinione pubblica attraverso eventi, articoli e post sui social media è essenziale, allo scopo di ridurre l’adozione di pratiche culinarie che possono comportare conseguenze negative.
Il tema, già attuale nel passato, torna prepotentemente d’attualità, confermando la necessità di un continuo e costante aggiornamento delle conoscenze alimentari tra i consumatori, al fine di rendere le scelte gastronomiche più sicure e consapevoli.
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