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Emergenza siccità nel Mezzogiorno: agricoltura a rischio e posti di lavoro in caduta libera

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Stefano Rossi

La recente siccità nel Mezzogiorno d’Italia ha provocato danni economici e sociali considerevoli, con l’agricoltura che risulta essere il settore maggiormente colpito. Secondo stime di Legacoop Agroalimentare, le perdite economiche ammontano a quattro miliardi di euro nelle regioni meridionali, provocando la perdita di quasi 33.000 posti di lavoro solo nel primo trimestre del 2024. La situazione appare critica e richiede interventi immediati e strutturati.

Danni all’agricoltura: un bilancio preoccupante

Perdita di raccolto e posti di lavoro

L’impatto della siccità si fa sentire in molte regioni del Mezzogiorno, dove i produttori agricoli si trovano ad affrontare perdite enormi. In Basilicata, ad esempio, si stima che la produzione di grano abbia subito un calo del 90%, mentre il settore vitivinicolo ha visto un decremento del 40%. Anche in Puglia le difficoltà sono evidenti: la produzione di olive è diminuita di oltre il 50% e il comparto ortofrutticolo ha registrato cali che superano il 40%. La Sicilia non è da meno, con allevatori e agricoltori colpiti da una crisi strutturale che ha ridotto la produzione cerealicola del 70% e quella delle coltivazioni arboree oltre il 45%.

Questi dati non solo evidenziano una crisi agricola senza precedenti, ma mettono anche in luce la fragilità del settore nel Mezzogiorno, che ha un forte impatto sulla stabilità economica locale. La perdita di posti di lavoro, stimata in quasi 33.000 unità, rappresenta un campanello d’allarme per l’intera economia del Sud Italia.

Le richieste di intervento: un tavolo di coordinamento

Un approccio per la salvaguardia della produzione

Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, ha sottolineato l’importanza di un intervento immediato per salvaguardare la produzione agricola nel 2024. A tal proposito, è necessario istituire un tavolo di coordinamento che unisca le diverse competenze degli enti territoriali. Secondo Maretti, un approccio nuovo da parte della politica è fondamentale per affrontare le cause di questa crisi idrica ormai cronicizzata.

Un intervento urgentemente richiesto è la pianificazione delle infrastrutture idriche e delle politiche ambientali. Maretti sostiene che è indispensabile una riflessione seria e un’azione concreta per garantire la sostenibilità agricola nel lungo periodo, confermando la necessità di superare l’approccio reattivo a favore di una programmazione proattiva.

La necessità di infrastrutture resilienti

Un appello alla Protezione Civile

Maretti evidenzia anche la mancanza di una visione a lungo termine da parte delle istituzioni, che si traduce in infrastrutture inadeguate e in una vulnerabilità esacerbata dalle condizioni climatiche avverse. Per affrontare questa problematica, egli propone la creazione di una cabina di regia nazionale che sia coordinata dalla Protezione Civile. Questa struttura dovrebbe avere il compito di individuare i punti di debolezza e le criticità infrastrutturali esistenti nel settore agricolo.

Senza una risposta adeguata e tempestiva, molte aziende agricole e zootecniche rischiano il fallimento, e le misure attualmente previste nel decreto legge Agricoltura non sembrano sufficienti a fronteggiare l’emergenza in corso. Le aziende hanno bisogno di provvedimenti straordinari che possano alleviare i disagi causati non solo dalla siccità, ma da una crisi strutturale che affligge da tempo il settore.

Il panorama della crisi idrica nel Mezzogiorno richiede quindi un’azione coordinata e sostenibile, che possa garantire la sopravvivenza delle attività agricole e, di conseguenza, la stabilità economica delle regioni meridionali d’Italia.

Stefano Rossi

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