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Foie gras coltivato: la richiesta di Gourmey per entrare nell’elenco Novel Food dell’UE

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Silvana Magistri

La carne coltivata sta rapidamente emergendo come una delle frontiere più interessanti dell’industria alimentare contemporanea. Tra i protagonisti di questa innovazione figura Gourmey, una start-up parigina focalizzata sul foie gras coltivato, che ha recentemente presentato una domanda di autorizzazione all’EFSA. Questo passo rappresenta il primo tentativo in Europa di includere questo prodotto nell’elenco dei Novel Food. Un’approvazione significherebbe la commercializzazione di foie gras coltivato in tutta l’Unione Europea, inclusa l’Italia, nonostante le restrizioni attuali.

Foie gras coltivato: un’alternativa etica

Il problema tradizionale del foie gras

Il foie gras è noto in tutto il mondo come una delle prelibatezze culinarie più controverse. La produzione tradizionale di foie gras prevede metodi altamente discutibili come l’ingozzamento forzato delle oche, una pratica che solleva interrogativi etici e animalisti. Queste tecniche, sebbene storicamente consolidate, sono sempre più sotto scrutinio da parte di consumatori sempre più consapevoli.

L’iniziativa di Gourmey

Con il motto “Reimagining Meat for an Uncompromising and Conscious Generation”, Gourmey è in prima linea nel tentativo di reinventare questa specialità francese. Fondata a Parigi, la start-up si propone di offrire un’alternativa sostenibile e gustosa, sviluppando un foie gras che elimini il bisogno di pratiche dannose per gli animali. Nel 2022, Gourmey ha avviato una campagna di crowdfunding che ha attirato l’interesse di investitori, raccogliendo 53 milioni di euro per realizzare la propria visione.

Questa iniziativa si posiziona come un primo passo verso un futuro dove la carne coltivata non solo respinge il concetto di sofferenza animale, ma mira anche a ridurre l’impatto ecologico legato all’allevamento tradizionale. Questo è particolarmente significativo, dato che il foie gras è simbolo della gastronomia francese, ma è anche collegato a problematiche ambientali sempre più pressanti.

Carne coltivata: l’iter di approvazione nell’UE

Novità normativa e richieste di autorizzazione

La domanda di Gourmey rappresenta una tappa cruciale nel percorso verso l’accettazione della carne coltivata in Europa. Tuttavia, non è la prima azienda a esplorare questa opportunità: già nel 2023, Aleph Farms ha chiesto l’autorizzazione per la sua carne coltivata nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Inoltre, altre realtà come Vital Meats e Ivy Farm stanno già intraprendendo percorsi simili.

L’EFSA ha il compito di valutare la sicurezza dei Novel Food prima che vengano immessi sul mercato. Se Gourmey dovesse ottenere l’approvazione, ciò potrebbe aprire le porte a una più ampia disponibilità di carne coltivata non solo in Francia ma in tutta l’Unione Europea, inclusi i mercati italiani.

Implicazioni per il mercato europeo

L’eventuale approvazione di un alimento come il foie gras coltivato solleverebbe questioni giuridiche importanti. Come evidenziato dal portale Diritto.it, ci sarebbero implicazioni significative per le normative italiane attuali che vietano la produzione e la commercializzazione di carne coltivata. La meritata libertà di circolazione delle merci potrebbe essere ostacolata dalle restrizioni legislative italiane, creando un conflitto tra regole nazionali e principi europei.

Il mercato è già in attesa di sviluppi, e se l’EFSA dovesse dare il via libera, si aprirebbero opportunità commerciali in grande stile, con ripercussioni non solo per Gourmey, ma anche per molti altri operatori del settore. La polemica in corso sul foie gras tradizionale potrebbe quindi essere rimpiazzata da un dibattito altrettanto acceso sulla carne coltivata, un prodotto che potrebbe riscrivere le regole del gioco alimentare in Europa nei prossimi mesi.

In un momento in cui la sostenibilità e l’innovazione devono andare di pari passo, il passo di Gourmey potrebbe rappresentare un cambiamento significativo nel panorama gastronomico europeo, avvicinando i consumatori a prodotti più etici e a basso impatto ambientale.

Silvana Magistri

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