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Gastronomia di alta montagna: La Téa del Kosmo e il talento dello chef Michele Talarico

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Stefania Romana

Nel cuore delle Alpi, a 1800 metri di altitudine, la Téa del Kosmo di Livigno offre un’esperienza gastronomica innovativa, fondata sulla sostenibilità e sull’utilizzo di ingredienti locali. Diretta dallo chef Michele Talarico, questa oasi culinaria unisce elementi tradizionali a tecniche moderne, promuovendo una cucina consapevole nel contesto dell’alta montagna. Scopriamo i dettagli di questa proposta gastronomica che va oltre il semplice concetto di ristorazione.

Un viaggio esperienziale in alta montagna

La Téa, che in dialetto livignasco significa “baita”, si presenta come un rifugio accogliente dove i clienti possono immergersi completamente nella cultura gastronomica montana. La struttura, realizzata in pietra e legno, trasmette calore, particolarmente apprezzato nei freddi inverni valtellinesi. Questo ristorante gourmet fa parte del Kosmo, un bistrot contemporaneo che offre una visione olistica della cucina di montagna.

Il menu degustazione, disponibile solo su prenotazione a 130 euro a persona, è un viaggio sensoriale che permette di apprezzare la montagna attraverso piatti unici che combinano ingredienti freschi e locali. L’approccio di Talarico è di coniugare tradizione e innovazione, che si riflette anche nell’organizzazione del locale stesso. Gli ospiti possono sperimentare un’immersione totale nella cultura culinaria montana, con una proposta che varia a seconda delle stagioni e della disponibilità degli ingredienti.

La scelta di un menu degustazione è un modo per guidare gli ospiti in un’esperienza che celebra i sapori e i profumi del territorio, dando vita a un incontro emozionante tra natura, tradizione e alta cucina.

La lotta allo spreco alimentare

Un aspetto fondamentale che caratterizza la filosofia de La Téa è l’impegno nella riduzione degli sprechi. «In cucina non abbiamo nemmeno un contenitore per l’umido. Tutto ciò che lavoriamo noi lo utilizziamo», spiega Imanol Cuesta, maître di sala. Questo approccio “no waste” si riflette anche nella creazione di piatti particolari, come il “Contrasti”, un fegatino lavorato come un gelato e servito su un osso, un omaggio alla materia prima e all’arte del riutilizzo.

La selezione degli ingredienti è rigorosamente locale. La sezione del menu dedicata agli antipasti e alle specialità di carne impiega esclusivamente prodotti provenienti da piccoli allevamenti della zona, favorendo così un’economia circolare. Inoltre, l’uso di ingredienti come il kumquat, che si sposa con le variazioni climatiche della zona, dimostra l’abilità del team culinario nel lavorare con ciò che la terra offre.

Il rispetto per gli ingredienti e la tradizione di non sprecare nulla non solo garantiscono un’alta qualità dei piatti, ma pongono anche le basi per un’interazione più profonda con il territorio circostante.

Una carta di vini di montagna

Il viaggio gastronomico presso La Téa prosegue con una carta dei vini che riflette l’identità locale. Giada Rosa, sommelier del ristorante, afferma: «Per questo menu ho costruito un abbinamento al calice selezionando solo vini di montagna». Questa filosofia si allinea perfettamente con il resto della proposta culinaria, in quanto valorizza i produttori locali e il concetto di viticoltura sostenibile.

La scelta di puntare su vini che provengono da vitigni posti a quote superiori ai 350 metri contribuisce a creare un abbinamento ideale con le pietanze sviluppate da Michele Talarico. La Valtellina, infatti, offre una gamma di vini di alta qualità che si integrano perfettamente con i sapori dei piatti serviti.

L’attenzione alla sostenibilità non si limita solo ai cibi, ma si estende anche alle bevande. Ogni vino è selezionato con cura, tenendo presente non solo il gusto ma anche l’impatto ambientale della viticoltura, creando un’offerta che racconta la storia del territorio e dei suoi produttori.

Fermentazioni e tecniche di cottura

Michele Talarico, 33 anni, ha una visione ben definita della sua cucina. Ha appreso tecniche culinarie innovative e si impegna a rispettare le tradizioni locali. «La montagna dove viviamo e operiamo resta il nostro unico campo d’azione», afferma. Lavorando fianco a fianco con i produttori locali, Talarico si adatta alle disponibilità stagionali e utilizza solo carne proveniente da animali giunti a fine carriera.

Tra i piatti distintivi spicca il “Pomodoro”, un semplice spaghetto alla chitarra mantecato con burro, che sfida le convenzioni con una falsa passata di pomodoro fatta di prugne fermentate. Questo gioco di sapori dimostra come tecniche di cottura e fermentazione possano innovare ingredienti tradizionali, portando a creare nuove esperienze gustative.

Questo approccio non si limita alla cucina: Talarico promuove una cultura del rispetto degli ingredienti, rendendo essenziale l’uso di materiali e risorse che raccontano la storia della regione.

Buone pratiche quotidiane e sostenibilità

Il ristorante si caratterizza per un’assidua preparazione estiva, con la produzione di passate, confetture e fermentazioni che andranno a rifornire la cucina durante i mesi invernali. Queste pratiche garantiscono un approvvigionamento sempre nel rispetto della qualità e della freschezza. Talarico spiega come si possa operare in montagna senza compromettere l’integrità dei prodotti utilizzati.

La Téa rappresenta un esempio di come la cucina alta possa fungere da esempio per pratiche quotidiane di sostenibilità. La proposta gastronomica, che ruota attorno al rispetto per la terra e i suoi frutti, invita i clienti a riflettere sull’importanza di scelte responsabili in materia di alimentazione e acquisto.

La sfida del ristorante è quella di educare il pubblico a considerare la nobiltà degli ingredienti umili e a favore di un’alimentazione più consapevole e rispettosa dell’ambiente circostante.

La nobiltà dell’umile vegetale

L’attenzione verso l’ingrediente vegetale raggiunge il culmine in uno dei piatti più evocativi, il “Carota”. Mestre nella tecnica, Talarico sfrutta uno degli ortaggi più umili per dimostrare che anche i contorni possono ascendere a nobiltà culinaria. La carota viene cotta al vapore, grigliata per conferire un affumicato delicato e servita con una salsa agrodolce ottenuta da carote meno perfette esteticamente.

La presentazione del piatto è pensata per far risaltare la bellezza della imperfezione, sottolineando il fatto che anche gli ingredienti più semplici possono brillare sotto i riflettori dell’alta cucina. Accompagnato da una bevanda fermentata a base di carota, il piatto esprime chiaramente la missione di Talarico: trasformare la percezione comune sugli ingredienti, evidenziando il loro potenziale nascosto.

La Téa del Kosmo emerge come un faro di innovazione nella ristorazione, invitando i commensali a una riflessione profonda sulla sostenibilità e sull’importanza di una cucina rispettosa del territorio.

Stefania Romana

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