La problematica dello spreco alimentare in Italia sta raggiungendo livelli allarmanti. Secondo il recente rapporto del Waste Watcher International, ogni cittadino butta via quasi 700 grammi di cibo alla settimana. Questa tendenza, che evidenzia un aumento del 45,6% rispetto all’anno precedente, pone seri interrogativi sulla qualità degli alimenti, sui comportamenti di acquisto delle famiglie e sulle conseguenze per la lotta contro la crisi alimentare.
L’osservatorio Waste Watcher, in collaborazione con Ipsos e l’Università di Bologna, ha fornito dati precisi sullo stato dello spreco alimentare in Italia. Ogni settimana, un italiano getta nella spazzatura circa 683,3 grammi di cibo, un incremento consistente rispetto ai 469,4 grammi registrati ad agosto 2023. Questo significa che, su base annua, il totale supera i 240 chili di alimenti sprecati per persona. Le cifre parlano chiaro: frutta, verdura e pane rappresentano le categorie di alimenti maggiormente sprecate. A causa della cattiva gestione e dell’acquisto di prodotti di qualità scadente, si perde una parte significativa delle risorse alimentari disponibili.
Tra i principali alimenti che finiscono nel bidone della spazzatura, troviamo frutta fresca , verdure e pane fresco . Questo fenomeno è particolarmente preoccupante non solo per la quantità di cibo sprecato, ma anche per il significato simbolico di questi alimenti, che sono pilastri della Dieta Mediterranea. La qualità del cibo acquistato gioca un ruolo cruciale, poiché il 42% degli italiani sostiene che molti prodotti deperiscono rapidamente una volta portati a casa. Allo stesso tempo, il 37% degli intervistati riporta di gettare alimenti che appaiono già vecchi al momento dell’acquisto.
L’analisi dei dati mostra che le regioni del Sud e del Centro Italia sono responsabili di un livello di spreco alimentare superiore alla media nazionale, evidenziando un crescente divario. Nel Sud, il totale è di 747,5 grammi di cibo sprecato a settimana per persona, con un incremento dell’9% rispetto alla media nazionale. Gli alimenti più frequentemente sprecati includono pesce, crostacei e molluschi , pane confezionato e legumi . Il Centro Italia, pur avendo un tasso inferiore, non è esente da questa problematica.
Le famiglie senza figli tendono a sprecare di più rispetto a quelle con bambini, con un aumento del 6% nel primo caso. Anche i comuni di maggiori dimensioni mostrano dati più sfavorevoli rispetto a quelli più piccoli. Tuttavia, nonostante la tendenza allo spreco, gli italiani mostrano una propensione a combattere questo fenomeno: l’87% è disposto a congelare gli alimenti e l’86% è aperto all’uso di cibi appena scaduti, evidenziando una crescente consapevolezza. Fattori pratici e mancanza di rete per la donazione di cibo sembrano rappresentare le barriere maggiori a un comportamento più responsabile.
Nonostante l’attenzione crescente verso il problema dello spreco alimentare in Italia, il rapporto Waste Watcher 2024 evidenzia come ci sia ancora molto lavoro da fare. Con 3,1 milioni di cittadini in difficoltà economica che chiedono aiuto per la propria alimentazione, lo spreco alimentare appare come un paradosso. Le promozioni nei supermercati, sebbene attraenti, possono spingere i consumatori a comprare più del necessario, aggravando ulteriormente la situazione.
Il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, ha sottolineato l’importanza di affrontare le cause dello spreco alimentare, suggerendo che ci sia bisogno di maggiore trasparenza nelle informazioni e di campagne educative. Organizzazioni come Federconsumatori hanno richiesto misure più incisive non solo per sensibilizzare i consumatori, ma anche per combattere la povertà alimentare. In attesa che il G7 Agricoltura a Siracusa apra un dibattito internazionale su queste criticità, diventa fondamentale implementare strategie efficaci per ridurre lo spreco alimentare e migliorare la qualità della vita nel Bel Paese.
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