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Gourmey: La startup francese che sfida le regolazioni europee su carne coltivata

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Francesca La Rocca

La richiesta della startup francese Gourmey di approvare la carne coltivata nell’Unione Europea segna un passo significativo per l’innovazione alimentare. Con domande di autorizzazione presentate anche a Singapore, Stati Uniti, Regno Unito e Svizzera, Gourmey rappresenta un caso emblematico in un contesto europeo sempre più focalizzato sulla sostenibilità e sull’evoluzione della produzione alimentare. Questo articolo approfondisce il panorama della carne coltivata, le implicazioni normative in Italia e il percorso di approvazione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare .

Il panorama della carne coltivata in Europa

Crescita di una nuova industria

La carne coltivata, ottenuta attraverso processi di agricoltura cellulare, sta emergendo come una significativa innovazione nel settore alimentare. Attualmente, circa cinquanta aziende indipendenti in Europa sono attivamente coinvolte nello sviluppo di questa tecnologia, che promette di ridurre l’impatto ambientale e migliorare il benessere animale. Paesi come Spagna, Germania e Paesi Bassi hanno effettuato ingenti investimenti nella ricerca e nello sviluppo di vari progetti, molti dei quali collaborano direttamente con università e istituti di ricerca.

Il caso di Gourmey si inserisce in questa dinamica, poiché l’azienda ha presentato una richiesta ufficiale all’Unione Europea per l’approvazione dei suoi prodotti alimentari innovativi, un passo che potrebbe aprire la strada a una rivoluzione nel modo in cui consideriamo la carne. Se approvata, questa iniziativa alimenterebbe una crescente domanda di carne sostenibile, sostenendo la transizione verso pratiche agricole meno dannose per l’ambiente.

Sfide e opportunità

Tuttavia, con le opportunità emergono anche sfide significative. L’ambito normativo è complesso e variegato, rendendo difficile per le aziende come Gourmey navigare attraverso i requisiti legali. La posizione di alcuni paesi membri dell’UE, inclusa l’Italia, potrebbe complicare ulteriormente il quadro normativo per la carne coltivata, creando tensioni tra le leggi nazionali e quella europea.

La questione normativa in Italia

Scontro tra normativa nazionale e europea

La richiesta di approvazione presentata da Gourmey mette in evidenza la controversia normativa in Italia, dove la legge approvata dal governo Meloni lo scorso novembre ha posto restrizioni alla produzione di carne coltivata. Qualora l’Efsa dovesse dare il via libera alla commercializzazione del prodotto, si verificherebbe un conflitto tra la legislazione italiana e le normative europee, dal momento che vietare l’importazione di un alimento legale in Europa contrasta con il principio di libera circolazione delle merci, fondamento del mercato unico europeo.

Il divieto, già contestato, rischia di essere inapplicabile in virtù della mancata adozione della “Procedura TRIS“, secondo la direttiva UE 2015/1535. La consulente del Good Food Institute Europe, Francesca Gallelli, ha sottolineato l’urgenza di abrogare questa legge per evitare un’inevitabile incertezza per ricercatori, consumatori e aziende italiane. La mancanza di coerenza normativa rappresenta un ostacolo significativo per l’innovazione e la competitività nel mercato europeo.

Conseguenze economiche

Un’eventuale approvazione da parte dell’Efsa potrebbe non solo favorire l’accessibilità alla carne coltivata ma anche generare nuove dinamiche economiche nel settore alimentare, contribuendo a creare posti di lavoro e intaccando le tradizionali filiere di produzione. La necessità di standard normativi coerenti diventa quindi cruciale per garantire un ambiente di sviluppo in cui le innovazioni alimentari possono prosperare.

Il percorso di approvazione dell’Efsa

Un processo complesso

L’iter di approvazione dell’Efsa per nuovi alimenti come la carne coltivata è caratterizzato da un processo di valutazione rigoroso, volto a garantire la massima sicurezza per il consumatore. Per ottenere l’approvazione, l’azienda richiedente deve dimostrare la sicurezza del prodotto attraverso studi scientifici approfonditi, che richiedono un tempo non inferiore ai 18 mesi.

Durante questa fase, i membri dell’Autorità approfondiranno ogni aspetto legato alla salute pubblica, alla sicurezza alimentare e agli effetti dell’alimento sul benessere animale. Se il processo di valutazione dovesse concludersi positivamente, Gourmey potrebbe finalmente immettere il proprio prodotto nel mercato europeo, offrendo un’alternativa valida e sostenibile per i consumatori alla ricerca di opzioni gourmet.

Opportunità di mercato

L’approvazione della carne coltivata da parte dell’Efsa non solo rappresenterebbe un traguardo per Gourmey, ma aprirebbe scenari commerciali inediti per il settore dell’alimentazione. Il prodotto che l’azienda mira a lanciare punta a conquistare appassionati di cucina e ristoratori, contribuendo al dirompente cambiamento nelle abitudini alimentari.

Gli investimenti di Gourmey

Innovazione e sostenibilità

Nata con l’intento di rivoluzionare il mercato alimentare, Gourmey ha sempre puntato sulla creazione di prodotti gourmet sostenibili realizzati a partire da cellule animali non geneticamente modificate. Con un team internazionale di 60 specialisti nel suo centro di innovazione a Parigi, l’azienda è in continua espansione e crescita.

Negli ultimi anni, Gourmey ha ottenuto oltre 65 milioni di euro in investimenti provenienti sia da fonti pubbliche che private. Questi finanziamenti rappresentano un segnale forte del potenziale del mercato della carne coltivata e della sostenibilità, con l’azienda pronta per un ingresso imminente sul mercato, in attesa delle necessarie approvazioni normative.

Il futuro della carne coltivata

Con la sua proposta di un foie gras sostenibile e innovativo, Gourmey si sta preparando a lanciare una nuova scelta per i consumatori. La carne coltivata non è solo una risposta alle diverse problematiche legate alla produzione tradizionale, ma si pone come un’alternativa che potrebbe riscrivere le norme del settore alimentare e promuovere un futuro più verde e responsabile. Il dibattito normativo attuale rappresenta solo il primo atto di una storia che potrebbe condurre verso nuovi orizzonti per l’intera industria alimentare.

Francesca La Rocca

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