La riapertura di Grand Tour Italia, precedentemente noto come FICO, avvenuta il 5 settembre a Bologna, ha suscitato un misto di aspettative e preoccupazioni tra i visitatori e gli addetti ai lavori. Nonostante l’augurio di rinascita, il cerimoniale di apertura è stato caratterizzato da toni contenuti. Con una ristrutturazione che ha ridotto gli spazi interni, si cerca ora di attrarre un pubblico più ampio, ma le prime impressioni raccontano un’altra storia.
La riapertura di Grand Tour Italia non ha suscitato l’entusiasmo che si attendeva. A pochi minuti dall’inizio dell’evento, un’affluenza limitata ha lasciato intravedere possibili difficoltà future. I cambiamenti interni al parco sono stati modesti e non hanno portato alla trasformazione auspicata. Nella zona periferica di Bologna, dove si trova l’area, l’assenza di un’attrattiva forte rischia di ripercuotersi negativamente sul nuovo progetto. L’intento di generare storytelling più coinvolgenti non è sufficiente a mascherare una realtà che potrebbe rappresentare un flop.
In questo contesto, le modifiche strutturali sono state superficiali. Gli spazi sono stati ridotti e modificati, ma l’impianto generale conserva una grandiosità che può risultare disorientante. Sono scomparsi gli animali che caratterizzavano le scorse edizioni, una scelta che, se da un lato sembra corretta, dall’altro contribuisce a un’atmosfera spaesata. I percorsi tematici e didattici rimangono parte del progetto, mentre i punti ristoro sono stati trasformati in padiglioni regionali. Tuttavia, l’allestimento non riesce a evocare l’energia di una vera festa culinaria italiana e il design degli interni sembra rimanere principalmente un’operazione di recupero estetico.
La nuova proposta di Grand Tour Italia include anche una gamma di attrazioni per le famiglie. Tra queste, un parco divertimenti, un’area avventura e un circuito di go-kart elettrici indoor lungo 500 metri. Questi spazi sono pensati per intrattenere e attrarre un pubblico più giovane e le famiglie, offrendo un’esperienza diversa rispetto al passato. Tuttavia, durante la prima serata, l’affluenza nei punti ristoro è risultata scarsa, con molti di essi completamente vuoti. Solo la pizzeria e una gelateria hanno mostrato una certa vivacità, grazie soprattutto alla presenza di bambini attratti dai giochi.
Le istituzioni locali, come il CAAB , gestiscono l’area e sono coinvolte nel progetto. Se l’andamento non migliorasse, vi è la necessità di considerare un piano di riconversione per il complesso. Con il tram in fase di realizzazione, l’accessibilità all’area migliorerà, ma questo non garantisce il successo del progetto. Resta da vedere se gli sforzi per ristrutturare l’identità di Grand Tour Italia basteranno a richiamare un’utenza numerosa e variegata.
Una delle critiche principali alla riapertura riguarda la mancanza di una visione coerente e innovativa. L’originale FICO suscitava grandi aspettative, presentandosi come un innovativo centro per la gastronomia e l’agroalimentare, ma spesso ha mancato di mantenere le promesse. L’assenza di un’idea distintiva nella nuova configurazione potrebbe rendere difficile per Grand Tour Italia affermarsi nel panorama gastronomico e turistico bolognese.
Nella mente degli operatori e dei visitatori, spera di ritrovare ciò che un tempo era considerato il Disneyland del cibo. La nostalgia per un’esperienza culinaria unica e coinvolgente è palpabile, mentre il timore di una nuova delusione è altrettanto forte. I prossimi mesi saranno fondamentali per determinare se il Grand Tour Italia riuscirà a costruire una base solida tra i turisti e gli abitanti di Bologna, riacquistando la fiducia e l’interesse di un pubblico in cerca di nuove esperienze gastronomiche.
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