Il cibo ha il potere di evocare ricordi e sensazioni che ci riportano alla nostra infanzia, spesso rendendoci partecipi di una nostalgia inconfessabile. Anche i cibi meno raffinati, quelli che si considerano “anti gourmet”, suscitano emozioni profonde e ricordi vividi. La redazione del Gambero Rosso ha deciso di condividere alcuni dei propri segreti culinari, rivelando come i sapori di un tempo possano continuare a far breccia nei cuori e nei palati di tutti noi. Da pizze unte a dolci semplici, queste confessioni parlano di legami familiari, momenti di gioia, e quell’amore incondizionato per cibi che potremmo considerare inadeguati, ma che portano con sé un’immensa soddisfazione.
Eleonora Baldwin confessa il suo debole per una pizzeria del quartiere, affettuosamente chiamata “pizzaio”. Legata a un lessico familiare, questa pizzeria è molto più di un semplice luogo di ritrovo gastronomico; è un rifugio di conforto. La pizza al taglio, croccante e ingolfata di ingredienti indefiniti, rappresenta una vera e propria tentazione. Le varietà di pizza, come la “bianca” e la “peperoni arrosto”, sono ben lontane dai canoni di un’ospitalità gourmet, ma la loro capacità di evocare ricordi rende ogni morso eccezionale. Un aneddoto rende questa confessione ancora più affascinante: un intervento chirurgico alle tonsille le aveva imposto di astenersi da cibi croccanti, ma la richiesta di concedersi un assaggio dopo l’ospedalizzazione dimostra quanto una semplice pizza possa alleviare le sofferenze quotidiane.
In un reportage nostalgico, Mara Nocilla riporta alla memoria una Roma che, prima del boom dei locali moderni, era costellata di latterie tradizionali. Questi piccoli luoghi accoglienti, situati in vari quartieri come il Prenestino e Garbatella, erano le tappe obbligate per chiunque volesse godere di una pausa con un buon caffè. Il menu era semplice: caffè, cappuccino e cornetti, ma il guadagno emotivo era immenso. Assaporare un caffellatte in un’atmosfera umile è un’esperienza che i boomers continuano a ricordare con affetto. Le latterie non offrono esperienze gastronomiche elaborate, ma custodiscono una sensazione nostalgica di serenità, specialmente nei giorni di pioggia o freddo, quando un semplice caffè diventava un momento di convivialità.
Antonella De Santis rivela il suo amore per cibi fritti e specialità da bar, alimenti che, nonostante la loro semplicità gastronomica, riescono a incantare i romani. I supplì, fritti e davvero deliziosi, sono tra i suoi cibi preferiti; perfetti per quel momento di fame inconscia. La sua confessione si estende anche all’accoppiata patatine fritte e birra, mentre il suo affetto per la pizza da bar, definita affettuosamente “pizzette fetide”, rivela un legame profondo con la tradizione culinaria romana che resiste nel tempo. Questi cibi, pur essendo considerati “inadeguati” da alcuni, rappresentano un comfort food che porta con sé ricordi di giovinezza e momenti spensierati.
La lotta di Antonella Dilorenzo con un’allergia al nichel non riesce a frenarne l’amore per il cioccolato, ancora una volta sottolineando il fascino di ciò che è proibito. Nonostante le restrizioni, ella si concede momenti di indulgenza a discapito della sua salute, facendosi guidare dall’istinto a riempire il carrello del supermercato di cioccolato. La sua particolare passione per le varie forme di cioccolato, da quello fondente a quello cremoso, denota quanto il cioccolato possa essere un conforto, un rifugio nelle piccole avversità quotidiane. Ogni assaggio diviene così un atto di ribellione, un modo infinitesimale per rivendicare la propria libertà di scelta, anche di fronte alle allergie.
Michela Becchi esplora la nostalgia legata ai cibi delle feste infantili, riportando alla memoria feste di compleanno piene di dolci tradizionali e stuzzichini industriali. Tra pizza e paninetti imbottiti con salumi, il ricordo di eventi spensierati si unisce a una critica sociale moderna riguardo alla qualità del cibo consumato dai più giovani. L’amore per il cioccolato bianco e per le “pizzette fetide” non è solo un viaggio indietro nel tempo, ma rivela anche la complessità delle tradizioni culinarie che, sebbene derivate da pratiche industriali, continuano a resistere nel cuore dei consumatori.
Annalisa Zordan evoca sapori e piatti che richiamano la sua vita da studentessa, con ricette semplici e appaganti come la pasta panna, tonno e grana. Questo piatto, legato a momenti condivisi con amici e coinquilini, è simbolo di convivialità e gioventù. La capacità di riunire persone attorno a un piatto scenario semplice ma ricco di affetto dimostra quanto il cibo possa connettere le persone. In particolare, il latte condensato rappresenta un dolce segreto, acquistato in furtivo, un gesto di ribellione contro le regole familiari.
Loredana Sottile, intollerante al lattosio solo quando si tratta di gelato, rivela il suo amore per i gelati alla vecchia maniera e per il cono “giusto”. La ricerca di un sapore che ricordi l’infanzia e la semplicità dei gelati “zozzoni” di quartiere rappresenta un tentativo di mantenere vivo il legame con tradizioni gastronomiche più modeste ma piene di ricordi. Il contrasto tra la selezione gourmet dei gelati attuali e l’amore per quelli più semplici rivela un desiderio di autenticità e una ricerca di connessione con il passato.
Sonia Ricci condivide la sua passione per i tortellini surgelati, un piatto che rappresenta non solo un pasto veloce, ma anche un rito condiviso con la sorella. La semplicità della preparazione e il comfort offerto da un alimento tanto scenografico, anche se poco sofisticato, catturano l’essenza di un legame familiare. Questo piatto, preparato in maniera informale, diventa un conferimento di pace e conforto nei momenti di incertezza, creando un senso di appartenenza e nostalgia che trascende le barriere culinarie moderne.
La redazione del Gambero Rosso invita tutti a esplorare le origini di queste passioni culinarie, sottolineando l’importanza delle memorie alimentari nel contesto della vita quotidiana.
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