La geo-referenzazione nel mondo del vino sta acquisendo sempre più importanza, in particolare per i vini a Denominazione di Origine Italiana. Mentre i vini francesi hanno storicamente fatto del terroir il proprio mantra, anche i vini italiani, attraverso le loro etichette, raccontano le specificità dei territori da cui provengono. Questo sviluppo mira a connettere il prodotto al proprio contesto geografico, attirando l’attenzione di consumatori ed esperti del settore.
Le Menzioni Geografiche Aggiuntive nascono dalla legislazione italiana sui vini a Denominazione di Origine, consentendo l’indicazione di zone più specifiche all’interno di una denominazione. Questo strumento si propone di valorizzare le peculiarità di aree vinicole particolarmente vocate. Le MeGA non solo arricchiscono l’informazione presente sulle etichette dei vini, ma offrono anche ai produttori la possibilità di differenziare le loro bottiglie sulla base di caratteristiche territoriali uniche.
Il crescente interesse per le MeGA si riflette nei programmi di promozione e formazione, come il workshop che si terrà a Verona in occasione di “Appuntamento Soave“. Durante questo evento, i partecipanti avranno l’opportunità di esplorare le Unità Geografiche del Soave, approfondendo le correlazioni tra vino e territorio. L’importanza di queste menzioni non risiede solo nell’informare i consumatori, ma anche nel educarli a riconoscere e apprezzare la complessità delle diverse zone vinicole italiane.
L’interpretazione e la valorizzazione delle aree geografiche si configurano come una strategia vincente per i produttori. Nel caso del vino Nobile di Montepulciano, la recente ricerca storica e geologica ha identificato dodici zone distinte, ognuna dotata di caratteristiche uniche e quindi pronte a essere segnalate con la menzione “Pieve” sulle etichette. Questa etichettatura non solo serve a informare il consumatore sulle specificità del vino, ma offre anche un’etichetta di identità per il territorio stesso.
A partire dal 1 gennaio 2025, il vino Nobile di Montepulciano “Pieve” farà il suo ingresso sul mercato con l’annata 2021. Questa nuova categoria rappresenta una svolta significativa, poiché è la prima tipologia della Docg più antica d’Italia. Con una produzione iniziale di circa 300.000 bottiglie, il “Pieve” è stato concepito per portare in alto il patrimonio enologico della regione, ma anche per rispettare tempistiche di maturazione più lunghe rispetto alle altre Unità Geografiche Aggiuntive .
La scelta di commercializzare questi vini solo dopo 36 mesi di invecchiamento – un anno in più rispetto agli standard – riflette un impegno verso la qualità e la preparazione del prodotto finale. Luca Tiberini, vice presidente del Consorzio Vino Nobile di Montepulciano, sottolinea che questo approccio implica un sacrificio temporale da parte dei produttori, ma al tempo stesso offre ai consumatori una bottiglia già pronta da gustare al momento dell’acquisto. Con oltre 700.000 bottiglie già pronte per la vendemmia 2022, che rappresentano circa il 10% della produzione totale, la nuova offerta si delineerà come un punto di riferimento nell’ambito dei vini di alta qualità.
Il crescente interesse per il “Pieve” è chiaramente legato alla volontà di celebrare e promuovere la storia e il carattere distintivo di Montepulciano. L’assegnazione della menzione “Pieve” è non solo una garanzia di qualità, ma anche un riconoscimento delle differenti sottozone che contribuiscono alla ricchezza dei vini di questa area. La strategia di marketing mirata e l’enfasi sulla geo-referenzazione rappresentano una risposta alle richieste di un mercato sempre più sofisticato e attento alla provenienza e alle storie dei prodotti che consuma.
Il legame sempre più forte tra il vino e il territorio in Italia si configura come una tendenza inarrestabile, che non solo arricchisce la cultura enologica nazionale, ma offre anche nuove opportunità per i produttori, contribuendo alla valorizzazione e promozione di un patrimonio vitivinicolo unico al mondo.
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