Il settore vinicolo attuale è in continua evoluzione, influenzato da nuove tendenze e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori. Recenti sviluppi, come l’aumento della domanda di vini senza alcol, stanno plasmando il mercato e invitando i produttori a esplorare strade innovative. Nell’intervista concessa a Wine Meridian, Pietro Russo, uno dei tre Master of Wine italiani, discute le dinamiche che stanno rivoluzionando questo comparto, ponendo l’accento su opportunità e sfide.
Negli ultimi anni, il settore dei vini no alcol ha registrato una crescita costante, con fatturati in continuo aumento. Una recente stima indica che nel 2023 il mercato globale di queste bevande ha superato i 13 miliardi di dollari . In Italia, anche se la produzione di vini dealcolati è attualmente vietata, c’è un grande potenziale da esplorare. Secondo i dati Iwsr, le previsioni suggeriscono un incremento del 6% nei consumi di vini e bevande low e no alcol entro la fine del 2024. Pietro Russo evidenzia che, pur essendo l’Italia in fase di osservazione, la crescente attenzione verso vini con un contenuto alcolico ridotto ci invita a riconsiderare le pratiche di viticoltura ed enologia. Tecniche agronomiche innovative possono contribuire a soddisfare questa domanda, permettendo ai produttori di sviluppare vini più leggeri e accessibili.
La popolarità del vino in lattina e dei cocktail ready to drink sta emergendo come risposta alle nuove preferenze dei consumatori, specialmente tra le fasce più giovani. Questi prodotti non solo offrono un approccio innovativo al packaging, ma riflettono anche crescenti preoccupazioni per la sostenibilità. Russo sottolinea come le bevande pronte per il consumo possano attrarre un pubblico nuovo grazie alla loro facilità d’uso, con un occhio di riguardo verso l’ambiente. L’industria vinicola italiana deve quindi considerare questi aspetti per rimanere competitiva e attrattiva in un mercato in rapida evoluzione.
Uno dei temi di discussione che emerge è il controverso tema dell’estirpazione dei vigneti, già adottato in paesi come Francia e California per affrontare la sovrapproduzione. In Italia, il dibattito è acceso e le opinioni si dividono: se da un lato piccole cantine mostrano contrarietà a tale pratica, dall’altro i grandi gruppi vinicoli sembrano inclini ad esplorare questa possibilità. Russo mette in discussione l’efficacia delle misure OCM nel creare un valore reale per il mercato, suggerendo che potrebbero, in realtà, aver distorto il sistema e incentivato la creazione di impianti in aree non tradizionalmente vocate alla viticoltura. In particolare, l’attenzione deve rivolversi verso la salvaguardia delle pratiche vitivinicole tradizionali, soprattutto nelle regioni meridionali dove la redditività è già bassa.
La necessità è quella di un bilanciamento tra il numero di coltivazioni e il consumo di vino, con un impegno rivolto alla valorizzazione delle produzioni locali e alla creazione di opportunità occupazionali per i giovani. La questione delle estirpazioni deve considerare non solo gli aspetti economici, ma anche quelli sociali, per evitare gravi ripercussioni sulle comunità vitivinicole e sull’ecosistema economico legato al settore.
Pietro Russo ha evidenziato come, nonostante il calo delle esportazioni nel 2023, ci sia una resilienza notevole nel mercato del vino italiano. A fronte di una diminuzione dei volumi, il valore delle esportazioni sta aumentando, segnale di una necessità di rinnovamento nel modo in cui si approccia il mercato estero. I mercati del Sud-Est asiatico, come India, Vietnam, Thailandia e Corea del Sud, sono identificati come aree di crescita promettente, mentre la Polonia emerge come un altro mercato potenzialmente lucrativo per il vino italiano. Per il Brasile, l’attrazione verso l’italianità rappresenta un elemento chiave, sollecitando un’attenzione particolare da parte dei produttori.
Sul fronte politico, Russo ha manifestato preoccupazione per le normative europee sempre più severe contro l’alcol, chiedendosi quali possano essere le conseguenze sul consumo di vino nelle generazioni future. È fondamentale un dialogo attivo con i decisori politici per preservare il valore culturale e sociale del vino in Italia. Inoltre, per integrare le nuove generazioni, l’industria deve evolversi in funzione delle loro preferenze e dei loro stili di vita. In questa ottica, iniziative come “wine rave” oppure eventi che abbinano vino e cultura potrebbero rivelarsi proficue per attrarre un pubblico più giovane.
Questi sviluppi rappresentano importanti segnali di un’industria vinicola sempre più dinamica e pronta a confrontarsi con le sfide del futuro.
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