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Il Negroni: il cocktail simbolo che affronta la critica nella settimana dedicata al celebre drink

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Nora Sentilli

La storia del Negroni è affascinante e affonda le radici in un passato ricco di tradizioni. Creato circa un secolo fa dal conte Camillo Negroni, questo cocktail ha conquistato il mondo con la sua miscela di gin, Campari e vermouth rosso. Tuttavia, in vista della Negroni Week, che si svolgerà dal 16 al 22 settembre, un articolo del magazine americano Punch ha sollevato un polverone, dichiarando il Negroni tra i cocktail “sopravvalutati”. Un’affermazione che ha lasciato molti appassionati del drink attoniti e che merita di essere analizzata.

La storia del Negroni

Il Negroni ha una storia affascinante che risale agli anni ’20, quando il conte Camillo Negroni, originario di Fiesole, decise di personalizzare uno dei cocktail più amati del suo tempo, l’Americano. Questo drink, composto da vermouth rosso, soda e Campari, era molto popolare, ma il conte cercava qualcosa di più forte. Sotto la guida di Angelo Tesauro, il bartender del Caffè Casoni di Firenze, nacque così il Negroni, con l’aggiunta di gin nella ricetta in parti uguali: un terzo di gin, un terzo di Campari e un terzo di vermouth.

Quando il drink cominciò a diffondersi, prese piede anche il suo soprannome: “Americano alla moda del conte Negroni”. Con gli anni, il Negroni è diventato un simbolo della cultura del bere, trascendendo le sue origini italiane e guadagnandosi un posto d’onore nei menu di bar e ristoranti in tutto il mondo. La sua popolarità ha anche portato alla classificazione ufficiale tra i “cocktail unforgettables” dall’International Bartenders Association, assicurando la sua permanenza nei cuori degli amanti del mixology.

La critica al Negroni

Recentemente, l’attenzione si è concentrata su un articolo del magazine Punch, che ha elencato alcuni cocktail considerati sopravvalutati, tra cui il Negroni. Ramsey Musk, bartender dell’Accomplice Bar di Los Angeles, è il principale artefice di questa affermazione audace. Con un’introduzione chiara, Musk si è scusato con chiunque potesse sentirsi offeso, esplicitando la sua opinione che i cocktail serviti in parti uguali spesso non sono bilanciati e che la celebre ricetta del Negroni avrebbe bisogno di una modifica per raggiungere un equilibrio più armonico.

Musk ha suggerito di aumentare la quantità di gin e diminuire quella del vermouth, proponendo un’alternativa in cui il gin è servito in quantità pari a un’oncia e mezza. Questa proposta ha già trovato spazio in alcuni bar più rinomati, come il Dante di New York, noto per le sue reinterpretazioni classiche. Nonostante queste critiche, numerosi bevitori e bartender continuano a difendere l’integrità del Negroni nella sua forma originale.

Cocktail famosi e la loro reputazione

La lista di Punch non si limita al Negroni, comprendendo anche altri cocktail storici come il Daiquiri, il Last Word e l’Aviation, definiti da vari bartender come non meritevoli della loro reputazione attuale. Il Daiquiri, ad esempio, è visto come sbilanciato, mentre l’Aviation è criticato per essere troppo pungente e difficile da preparare perfettamente. La lista di Punch ha il merito di accendere un dibattito sul valore e l’interpretazione dei classici nella mixology moderna.

Queste riflessioni sui cocktail più noti mettono in evidenza la complessità del settore e la continua evoluzione delle preferenze dei consumatori. In un’epoca in cui l’arte del bere è sempre più sofisticata, non è sorprendente che i classici siano sottoposti a scrutinio.

Cocktail sottovalutati e la loro riscoperta

Il dibattito suscitato dall’articolo di Punch ha anche riportato alla luce cocktail considerati “sottovalutati”. Tra questi, nomi come Tunnel, Dunhill e Fox River risorgono, meritando una seconda occhiata da parte degli appassionati. É interessante notare come questi cocktail cupi, spesso scambiati per vintage o trascurati, stiano guadagnando attenzione per la loro unicità e per l’aroma distintivo che possono portare nei bicchieri moderni.

Questa tendenza a rivalutare i cocktail permette di esplorare combinazioni e sapori spesso dimenticati, sfidando le tradizioni consolidate. L’arte della mixology continua così a evolversi, con bartender che si sentono incoraggiati a sperimentare e a spingere oltre i confini della creatività. Questi drink non proprio mainstream possono offrirci nuove esperienze gustative, fondendo ricette classiche con ingredienti moderni.

La Negroni Week, quindi, non segnerà solo la celebrazione di un grande classico della mixology, ma sarà anche un’opportunità per discutere e riscoprire il vasto mondo dei cocktail, dai più celebri ai più nascosti. Un invito a brindare alla varietà, all’innovazione e, perché no, anche alla controversia che il mondo del bere può generare.

Nora Sentilli

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