Il settore del pomodoro da industria italiano si appresta a vivere una fase di cambiamento significativo grazie a un nuovo accordo di collaborazione che coinvolge Coldiretti, Filiera Italia e Anicav. Questa iniziativa, volta a promuovere la qualità e l’origine del pomodoro italiano, è destinata a rivestire un ruolo cruciale in un mercato con un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro, di cui il 60% è destinato all’export. Con oltre 5,4 milioni di tonnellate di prodotto, l’Italia è leader nel segmento delle conserve alimentari vegetali, e questo accordo si propone di consolidare ulteriormente questa posizione.
Uno dei principali pilastri dell’accordo è la creazione di un modello di filiera più equo e trasparente. Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, ha evidenziato l’importanza di richiedere all’Unione Europea una maggiore chiarezza sull’origine in etichetta. L’idea è di combattere lo sfruttamento e garantirne la tracciabilità, non solo in Italia, ma anche per i prodotti importati. Questa richiesta si fa ancora più urgente in un contesto in cui la riconoscibilità del pomodoro italiano è essenziale per la tutela del nostro agroalimentare.
Marco Serafini, presidente di Anicav, ha sottolineato l’importanza di far conoscere meglio una filiera che, nonostante il suo valore intrinseco, non è sempre valorizzata come meriterebbe. Questo accordo intende quindi accendere i riflettori su quanto rappresenti il pomodoro per l’economia nazionale. Il sostegno al Pomodoro Pelato di Napoli, in particolare, è un punto focale, dato il potenziale di crescita e il prestigio di questa varietà.
Il fenomeno dell’Italian Sounding, cioè la pratica di ingannare i consumatori utilizzando nomi e immagini associate al made in Italy per prodotti che non provengono realmente dall’Italia, è uno degli obiettivi chiave da affrontare. Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, ha dichiarato l’impegno a rendere obbligatoria l’indicazione di origine in etichetta. Questo provvedimento mira a tutelare i prodotti autentici e a supportare le denominazioni Dop e Igp, come quelle già riconosciute per il pomodoro napoletano e quelle future che potrebbero riguardare altre regioni, come la Puglia.
Un altro aspetto essenziale del nuovo accordo riguarda gli investimenti in ricerca e innovazione. Con la necessità di adeguarsi alle sfide moderne, il settore mira a implementare tecnologie avanzate che possano migliorare la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni. Le Tecniche di Evoluzione Assistita sono solo un esempio di come si possa portare avanti un’agricoltura al passo con i tempi, capace di rispondere a esigenze di mercato sempre più complesse.
Oltre alla trasparenza e alla lotta contro le imitazioni, l’accordo prevede un articolato programma di sostenibilità ambientale ed etico-sociale. Queste iniziative posizionano il pomodoro italiano non solo come un alimento di alta qualità, ma anche come un prodotto responsabile, rispettoso dell’ambiente e delle comunità coinvolte nella sua produzione.
Infine, sarà fondamentale un’azione di comunicazione mirata per informare i consumatori sui rischi associati ai falsi made in Italy e sull’importanza di promuovere il vero pomodoro italiano. Azioni di sensibilizzazione possono contribuire a creare una maggiore consapevolezza sui vantaggi dell’acquisto di prodotti autentici, sostenendo così l’intero settore agroalimentare.
Questo accordo, pertanto, rappresenta non solo un’opportunità per il pomodoro italiano, ma una necessità per tutelare e valorizzare uno dei simboli della nostra gastronomia.
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