Il Corpo Stretto di mare e la straordinaria geografia del vulcano Stromboli ospitano una riscoperta vitivinicola, principalmente dedicata alla Malvasia, che sta riemergendo dalle ceneri di una tradizione storicamente ricca. Con la nascita dell’azienda Vigne di Mare, i viticoltori locali riprendono a coltivare le vigne e riportano in vita il patrimonio vinicolo dell’isola, utilizzando un terreno unico e vulcanico che conferisce ai vini caratteristiche inimitabili.
Stromboli, affascinante lembo dell’arcipelago delle Lipari, svetta per 920 metri sopra il livello del mare, ma le sue radici si estendono ben oltre, fino a 2000 metri sotto la superficie marina. Questo vulcano, che ha una storia di attività eruttiva, rappresenta un luogo di grande interesse non solo geologico ma anche culturale e agricolo. Martinando all’ottocento, l’isola di Stromboli era rinomata per la sua viticoltura, seconda solo a Salina. Oggi, grazie a nuovi progetti come Vigne di Mare, è possibile rivitalizzare questa eredità.
Il vitigno Malvasia di Lipari è il fulcro della rinascita vitivinicola di Stromboli. Questo vitigno non è solo significativo per la sua versatilità ma ha anche una storia che risale ai veneziani del 1600. Conosciuto per i suoi vini dolci e passiti, in tempi recenti ha visto la produzione di vini bianchi secchi, portando a una nuova interpretazione di questo celebre uvaggio. Antonino Caravaglio, viticoltore a Salina e ora cofondatore di Vigne di Mare, è impegnato in questo progetto, portando un nuovo impulso alla viticoltura di Stromboli.
La passione di Caravaglio nel riscoprire il potenziale della Malvasia ha portato alla realizzazione di vini che evidenziano freschezza e acidità, oltre a una ricca mineralità. Vinificando le uve in modo innovativo e anticipando le vendemmie, ha ottenuto risultati sorprendenti, conferendo alla Malvasia una nuova vita.
L’azienda di Caravaglio a Salina è un esempio di come la tradizione possa vedere l’incontro con l’innovazione. Originariamente dedicata alla coltivazione di capperi, l’azienda ha rapidamente ampliato la sua produzione vitivinicola. Con 15 ettari ora suddivisi in 30 appezzamenti, l’azienda si dedica a vari vitigni, dal Malvasia al Nerello Mascalese.
Caravaglio ricorda con nostalgia il passato contadino della sua famiglia che ha ispirato la sua scelta di tornare a Salina e proseguire l’eredità familiare. La creazione di vini bianchi secchi rappresenta una fusione di tradizione e modernità, rieducando il pubblico e contestualizzando il vitigno Malvasia di Lipari in un panorama vitivinicolo contemporaneo.
A livello enologico, il vino Malvasia di Lipari viene tradizionalmente associato a varietà dolci, ma l’attenzione di Caravaglio alla vinificazione secca ha aperto nuovi orizzonti. Decidendo di affinare in legno e sperimentare con la macerazione, il viticoltore ha scoperto come la freschezza del vitigno possa essere esaltata e i bellissimi sentori del territorio possano emergere. Questo approccio ha portato a riconoscimenti significativi, con il passito nominato “dolce dell’anno”. Ogni bottiglia di vino riflette l’autenticità del territorio, narrando attraverso il gusto le tradizioni e le peculiarità della viticoltura eoliana.
A Stromboli, la viticoltura ha affrontato sfide significative, tra cui l’invasione della fillossera e le eruzioni vulcaniche. Tuttavia, il progetto Vigne di Mare mira a riportare le vigne sull’isola, sfruttando i paesaggi incantevoli di terrazzamenti che testimoniano il passato agricolo. Caravaglio sottolinea che, sebbene il vulcano offra un contesto idilliaco per la viticoltura, ci sono anche ostacoli da superare.
La scarsità d’acqua è un problema riscontrato, ma la capacità della Malvasia di resistere alla siccità, insieme alle caratteristiche uniche del suolo vulcanico che trattiene l’acqua, offre un’opportunità per un nuovo inizio. L’impegno per la sostenibilità è palpabile, con la salvaguardia di uno spazio verde sul vulcano che mira a dimostrare che viticoltura e ambiente possono coesistere in armonia.
La creazione di Vigne di Mare è culminata nel vino chiamato “Verticale”, che rappresenta le sottili sfumature del terreno e la freschezza minerale dell’isola. Caratterizzato da aromi floreali e note di macchia mediterranea, il vino si distingue per la sua persistenza e complessità. La scelta di nominarlo “Verticale” riflette non solo la geografia del vulcano ma anche la precisione e la chiarezza che si ritrovano nel palato. La storicità e il potenziale del vino di Stromboli vengono quindi riportati alla luce, pronti per essere apprezzati da nuove generazioni di appassionati enologici.
Questa nuova era di viticoltura a Stromboli promette di riportare alla ribalta le tradizioni passate, mentre si prepara a conquistare i cuori e i palati di chi cerca vini unici, che narrano storie di un’isola e del suo vulcano presente.
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