Negli ultimi anni, gli italiani hanno modificato le loro abitudini di consumo, riducendo significativamente le spese alimentari a favore di investimenti in tecnologia e benessere. Questo fenomeno è analizzato in una dettagliata ricerca dell’Ufficio studi di Confcommercio, che evidenzia come le famiglie italiane stiano affrontando una quotidianità in cui il cibo viene sempre più considerato un bene di seconda classe rispetto a dispositivi tecnologici e servizi ricreativi.
L’analisi condotta dall’Ufficio studi di Confcommercio ha rivelato una drastica riduzione degli acquisti di cibo e bevande in Italia. Negli ultimi trent’anni, la spesa destinata a questi beni è calata del 10,6%. Questo trend negativo è emerso non solo a causa dell’aumento dei prezzi, ma anche per un cambiamento nelle priorità delle famiglie. Oggi, più del 40% del bilancio familiare è impegnato in spese fisse come affitti, bollette e tasse, lasciando meno margine per la qualità alimentare.
Secondo i dati, la spesa pro capite per alimentari è sicuramente più alta rispetto ai periodi di emergenza come il Covid-19, ma non ha ancora raggiunto i valori pre-crisi economica del 2007. Questo riflette una certa resilienza delle famiglie, ma anche la necessità di adattarsi a una nuova realtà economica, dove il cibo di bassa qualità spesso viene scelto per fare fronte a vincoli di budget.
L’aumento dei costi energetici ha avuto un ruolo importante nell’aumento dei prezzi alimentari, creando una situazione in cui i consumatori si trovano costretti a fare scelte difficili. I supermercati e i discount hanno aumentato la loro presenza sul mercato, proponendo opzioni più economiche rispetto ai negozi tradizionali. Tuttavia, il lifestyle improntato al risparmio ha portato a scelte alimentari meno salutari, con molti che optano per cibi scadenti pur di non rinunciare agli acquisti tecnologici.
Ciò ha sollevato preoccupazioni riguardo alla qualità dell’alimentazione e al benessere generale della popolazione. La ricerca mette in evidenza come, nonostante un apparente aumento della spesa in beni tecnologici e servizi, il piano alimentare delle famiglie italiane sia in costante decrescita.
Un aspetto significativo analizzato dallo studio di Confcommercio è l’enorme crescita delle spese in tecnologia. Negli ultimi tre decenni, ad esempio, la spesa per smartphone ha registrato un aumento stratosferico superiore al 6500%. Questa preferenza per i gadget tecnologici rispetto a cibi di qualità rende evidente una trasformazione culturale e sociale. Molti italiani oggi sembrano attribuire più valore alla tecnologia, vista come un simbolo di modernità e status, piuttosto che alla qualità alimentare.
I dati parlano chiaro: se da un lato i consumi alimentari segnano un -1,6% dal 1995 al 2024, la spesa per beni come PC, prodotti audiovisivi e servizi tecnologici è aumentata di quasi il 900%. Questo deve far riflettere sulle scelte di consumo, in particolare nel contesto di un crescente interesse per la salute e il benessere, con una spesa che cresce del 90% in ambito ricreativo e culturale.
Le nuove abitudini di consumo hanno messo in risalto un altro punto cruciale: il tempo libero. Le famiglie italiane stanno investendo di più in esperienze ricreative e culturali, come concerti, eventi sportivi e viaggi brevi, a scapito delle tradizionali spese alimentari. Ciò evidenzia un cambiamento nelle priorità dei consumatori, che sembrano preferire il divertimento e le esperienze rispetto alla qualità del cibo consumato quotidianamente.
Tuttavia, questo incremento nella spesa per il tempo libero non ha compensato il calo nelle spese per il turismo e il settore della ristorazione, che sono ancora sotto i livelli pre-pandemici. Le famiglie continuano infatti a stringere la cinghia, favorendo l’acquisto di cibi più economici e spesso meno nutrienti.
Il fenomeno dell’impoverimento alimentare è soprattutto legato a scelte errate e alla mancanza di consapevolezza. Secondo l’economista Andrea Segrè e la docente dell’Università di Trento Ilaria Pertot, il problema non è solamente economico; è anche culturale. Molti italiani, indipendentemente dalla loro situazione finanziaria, fanno scelte alimentari dannose, prediligendo cibi industriali o pasti già pronti. Questo implica una perdita di educazione alimentare e una nostra dimenticanza su come si dovrebbe effettivamente mangiare.
Le cattive abitudini culinarie, unite alla crescente preferenza per cibi confezionati e meno salutari, stanno generando effetti nocivi sulla salute pubblica. Nonostante le varie iniziative intraprese per contrastare l’impoverimento alimentare e migliorare l’accesso a cibo di qualità, il problema del reddito resta centrale, con circa un quinto delle famiglie italiane che si trova in difficoltà economiche.
Per cercare di affrontare questa situazione, il governo ha previsto l’introduzione di misure strutturali come la social card per l’acquisto di beni di prima necessità. Con l’aumento della dotazione finanziaria e l’estensione della platea di beneficiari, questa iniziativa punta ad alleviare le spese delle famiglie più vulnerabili. Nel 2024, il progetto prevede un rilancio, con un buono di 500 euro che andrà ad aiutare le famiglie in difficoltà, già a partire dal 1 settembre.
Le famiglie con un reddito entro i 15mila euro riceveranno automaticamente l’accredito della social card, evitando la burocrazia di una domanda formale. Sebbene queste misure siano un passo positivo, la vera sfida rimane quella di educare i consumatori sul valore del cibo e sulla scelta di prodotti di qualità, per garantire una vita più sana e soddisfacente.
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