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Josko Gravner lancia un nuovo progetto vinicolo: il futuro tra anfore, vetro e acciaio

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Stefano Rossi

La tradizione vinicola italiana continua a evolversi grazie a innovatori come Josko Gravner che, dopo oltre 60 vendemmie, non si ferma mai. Il rinomato vignaiolo, famoso per la sua dedizione all’affinamento dei vini in anfora, ora esplora l’uso di nuovi materiali come vetro e acciaio per migliorare ulteriormente la qualità dei suoi prodotti. Questa scelta di sperimentazione non segna una rottura con il passato, ma rappresenta un’evoluzione del suo approccio artigianale.

Il percorso di Gravner: dall’eliminazione all’innovazione

Un viaggio di scoperta e miglioramento

Josko Gravner ha sempre considerato il vino come un’esperienza intima e personale. La sua filosofia si è evoluta attraverso un processo di eliminazione, rimuovendo dalle sue pratiche tradizionali qualsiasi elemento ritenuto superfluo. Negli anni, ha scelto di abbandonare trattamenti chimici e additivi, sostituendo la pressa automatica e il frigo per la raffinazione dei mosti con metodi più naturali e autentici. I suoi vigneti di varietà internazionali sono stati rimpiazzati dalla storica Ribolla Gialla, con l’anfora come punto culminante della sua ricerca vinicola.

Durante un’intervista recente, Gravner ha affermato: «Le anfore hanno 5.000 anni di storia e credo siano il recipiente ideale per il vino». A 72 anni, però, il suo spirito innovativo non accenna a fermarsi. Gravner collauda nuovi materiali e tecniche di affinamento, desideroso di spingersi oltre i confini conosciuti del suo lavoro.

Con l’assistenza del nipote Gregor Pietro, che funge da spalla destra nella produzione, Gravner ha avviato un’indagine approfondita sull’uso del vetro nella vinificazione. Grazie alle sue proprietà di inerzia, resistenza e facilità di pulizia, questo materiale si dimostra un elemento prezioso nella ricerca del miglioramento del processo produttivo.

Un approccio artigianale alla modernità

Mateja Gravner, parte integrante del progetto familiare, ha spiegato che la continua ricerca di innovazione non è un obiettivo in sé, ma nasce dalla volontà di affinare ogni aspetto della produzione, mantenendo sempre un legame con le tradizioni. Questo connubio di artigianato e modernità rappresenta la visione di Gravner per il futuro della sua cantina.

L’avvento di vetro e acciaio nella cantina di Oslavia

Nuovi materiali per nuove sperimentazioni

Nel suo percorso di innovazione, Josko Gravner ha intrapreso collaborazioni con aziende esperte per introdurre il vetro e l’acciaio vetrificato nella sua cantina in Oslavia. Questi materiali vengono utilizzati per sviluppare recipienti innovativi, adattandoli alle esigenze delle nuove esperimentazioni vinicole.

Un serbatoio in vetro da 10 ettolitri è già stato implementato, permettendo test su piccole quantità di vino con modalità di affinamento innovative. Tuttavia, il vetro da solo ha presentato delle sfide quando si è trattato di lavorare con volumi più consistenti, portando Gravner a esplorare ulteriori opzioni.

In questo contesto, Gravner ha collaborato con Pfaudler Italia, una realtà specializzata nella costruzione di attrezzature vetrificate per l’industria chimica e farmaceutica. Questo dialogo ha dato vita a serbatoi in acciaio da 70 ettolitri, dotati di un rivestimento interno in vetro creato manualmente, per garantire una superficie liscia e senza porosità.

Sinergie tra tradizione e modernità

Mateja Gravner ha ribadito l’importanza di queste scelte nell’affinamento delle piccole produzioni di alta qualità. Secondo lei, EnoKube ha aperto le porte a soluzioni ideali per sperimentazioni su piccole quantità, mentre la collaborazione con Pfaudler consente di mantenere la qualità anche per volumi di produzione più elevati. Questa diversificazione dei contenitori utilizzati permetterà al team di continuare a raggiungere l’eccellenza in ogni bottiglia, confermando l’impegno della cantina nel perseguire la perfezione, indipendentemente dalla scala produttiva.

Stefano Rossi

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