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Just Eat e il dilemma dei rider: l’algoritmo fa pressione su sicurezza e prestazioni

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Stefano Rossi

Nel settore delle consegne a domicilio, la questione dei rider si infittisce e riporta in primo piano le dinamiche lavorative legate alle piattaforme digitali. L’algoritmo di Just Eat, pensato per ottimizzare le consegne, mette in evidenza problematiche legate alla sicurezza e alle prestazioni dei lavoratori, in particolare in periodi di caldo estivo. Le recenti contestazioni da parte della Cgil di Firenze, Prato e Pistoia si concentrano sull’iniquità di caricarsi di aspettative irrealistiche, penalizzando gli operatori per performance non raggiungibili.

L’algoritmo di Just Eat: come funziona?

Dinamiche di calcolo delle consegne

Il sistema di Just Eat calcola i tempi di consegna e gli itinerari da seguire, imponendo ai rider un ritmo di lavoro da rispettare per evitare sanzioni. Tuttavia, queste stime API non prendono affatto in considerazione il traffico cittadino, le condizioni atmosferiche o le peculiarità delle strade. In questo contesto, le aspettative di rendimento vengono elevate, spingendo i rider a svolgere il loro lavoro a una velocità insostenibile. Si stima che, in alcune occasioni, il ritmo richiesto possa risultare simile a quello di atleti professionisti.

Conseguenze sulla salute e la sicurezza dei rider

Le pressioni create da questa necessità di velocità hanno suscitato apprensione tra i sindacati, che avvertono sulle possibili ricadute sulla salute dei lavoratori. L’esperienza di un rider che riceve una “sanzione pari a 3 ore di multa” per non aver rispettato i tempi di percorrenza suggeriti dall’algoritmo è emblematico. Infatti, l’algoritmo ha previsto una velocità media per una consegna di 6,4 km pari a 26,3 km/h, un dato sorprendente considerando i limiti imposti dal traffico e dalle condizioni stradali. Analogamente, i sindacati menzionano che un tale ritmo si avvicina anche a quelli tenuti durante competizioni ciclistiche di alto livello.

Le richieste dei sindacati: miglioramenti urgenti

Sicurezza prima di tutto

Le organizzazioni sindacali stanno alzando la voce per chiedere che Just Eat rispetti indicazioni fondamentali riguardanti la sicurezza dei suoi lavoratori. Questa richiesta si fa ancora più pressante considerando che l’azienda sembra non aver preso in considerazione l’invito rivolto dalla Regione Toscana riguardo a pause lavorative adeguate. Attualmente, ai rider viene garantita una sola pausa di cinque minuti ogni due ore di lavoro, un tempo evidentemente insufficiente per ricaricare le energie e garantire condizioni di lavoro sicure.

Un sistema di lavoro insostenibile

Tale organizzazione delle consegne, simile a una forma di sfruttamento, può portare a gravi incidenti stradali e a problemi di salute tra i rider, che sono costretti a lavorare sotto una pressione incessante. I sindacati affermano che la revisione dell’algoritmo di Just Eat è necessaria non solo per proteggere il benessere dei lavoratori, ma anche per creare un ambiente di lavoro equo e rispettoso. Eppure, nonostante le richieste e le pressioni, l’azienda sembra non aver attuato né misure né ascoltato il grido di allerta dei sindacati.

La risposta di Just Eat: numeri e chiarimenti

La posizione ufficiale dell’azienda

In risposta alle sfide sollevate, Just Eat ha sottolineato che le recenti contestazioni riguardano solo una ristretta percentuale dei rider operanti sulla piattaforma. L’azienda sostiene che le segnalazioni si riferiscono a comportamenti che non rispettano le linee guida e le esigenze operative. Questo comunicato cerca di minimizzare le preoccupazioni e di ridimensionare l’entità della problematica, presentando casi isolati anziché un fenomeno diffuso nel settore.

Un conflitto che continua

Nonostante questa posizione assunta da Just Eat, la tensione tra l’azienda e i sindacati è destinata a persistere, creando uno scenario di instabilità per i rider. La richiesta di un cambiamento nelle politiche aziendali rimane centrale per garantire un ambiente professionale sano e sicuro. In un contesto lavorativo dove le prestazioni vengono concentrate unicamente su numeri e algoritmi, è imperativo trovare un equilibrio tra efficienza operativa e tutela dei diritti dei lavoratori.

Stefano Rossi

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