Studi recenti hanno messo in luce un legame tra dieta e rischio di Alzheimer, suggerendo che le abitudini alimentari possono avere un impatto significativo sulla salute cerebrale. Presentato all’Alzheimer Association International Conference a Philadelphia, un nuovo studio ha rivelato che il consumo di carne processata è correlato a un aumento delle probabilità di sviluppare questo grave disturbo. Allo stesso tempo, ci sono anche alimenti che possono contribuire a preservare la lucidità e la salute cognitiva nel lungo termine.
La ricerca sull’Alzheimer ha coinvolto i collegamenti tra dieta e salute cognitiva, un tema di crescente interesse tra scienziati e medici. Negli ultimi trent’anni, sono stati analizzati centinaia di migliaia di dati relativi alle abitudini alimentari, concentrandosi in particolare sugli adulti e sugli anziani. Due studi significativi, il Nurses’ Health Study, focalizzato sulle donne, e l’Health Professional Follow Up Study, dedicato agli uomini, hanno permesso di ottenere risultati fondamentali su dieta e salute cognitiva.
I partecipanti, oltre 130.000 in totale, sono stati investigati riguardo il consumo di carne processata, come affettati e salumi, e il consumo di noci e legumi, entrambi considerati alimenti antinfiammatori. La direttrice dell’Alzheimer Association, Maria Carrillo, ha evidenziato l’importanza dei cibi antinfiammatori nel contrastare l’infiammazione provocata dai componenti nocivi presenti nella carne lavorata, come sodio e nitrati. Questa analisi ha messo in evidenza la necessità di considerare l’alimentazione come una variabile cruciale nella prevenzione dell’Alzheimer.
I risultati dello studio sono stati allarmanti. I ricercatori hanno stabilito che il consumo di appena 28 grammi di carne rossa processata al giorno, circa 56-85 grammi settimanali, incrementa il rischio di Alzheimer del 14%. L’aggiunta di ulteriori porzioni aumenta significativamente questa percentuale, associata a una diminuzione delle capacità cognitive di 1,61 anni, in termini di declino globale, e 1,69 anni per quanto riguarda il declino verbale e della memoria. Anche se la ricerca è ancora in fase di revisione, i segnali sono inequivocabili.
È importante notare che si tratta di uno studio osservazionale, che non può stabilire relazioni di causa-effetto definitive. Tuttavia, David Katz, specialista in medicina preventiva, sottolinea la forte probabilità che queste associazioni siano causali, dato che i fattori di rischio per l’Alzheimer sovrappongono quelli per le malattie cardiovascolari, intensificati dal consumo di carne lavorata.
Puntare a una dieta più sana è essenziale per ridurre il rischio di demenza, e non basta semplicemente sostituire la carne processata con alternative vegetali, poiché molte opzioni vegane sono anch’esse ultra processate. La ristrutturazione del regime alimentare dovrebbe mirare a un’equilibrata integrazione di alimenti freschi e integrali, concentrandosi su legumi, cereali, verdure, semi e noci.
Walter Willett, professore di epidemiologia e nutrizione presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health, indica che ci sono molte azioni che si possono intraprendere per diminuire il rischio di demenza, facendo riferimento anche a strategie già conosciute per prevenire le malattie cardiovascolari. L’importanza di includere cibi benefici nella dieta non può essere sottovalutata, e i dettagli non devono impedire una reazione tempestiva.
Per proteggere la salute cerebrale, i nutrizionisti consigliano di limitare fortemente il consumo di carne processata. Al suo posto, si suggerisce di aumentare l’assunzione di pesce azzurro, ricco di acidi grassi Omega-3, e di optare per carne bianca e magra, riservando i tagli rossi a rare occasioni. Inoltre, l’adozione di cibi integrali, a partire dai cereali, rappresenta un passo significativo verso una dieta sana e protettiva per il cervello.
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