La pasta a forma di ruota, riscoperta in questi ultimi anni da molti chef, trova le sue radici nel Novecento, nei tempi dell’industrializzazione e delle avanguardie futuristiche. Questo formato di pasta rappresenta non solo un ricordo d’infanzia, ma anche una sfida culinaria per molti. Sebbene le ruote possano presentare difficoltà nella cottura e nell’abbinamento, oggi stanno acquisendo nuova vita nei menù di ristoranti all’avanguardia, diventando protagoniste di piatti innovativi.
Le ruote di pasta hanno visto la luce nei primi anni del Novecento, un periodo in cui l’industrializzazione modificava il panorama culinario italiano. Queste forme di pasta, che ricordano le ruote dei carri, sono diventate simbolo di un’epoca in cui il cibo si trasformava in un gioco, soprattutto per i bambini. La loro caratteristica estetica ed il modo in cui “raccolgono” il sugo, ha creato un legame emotivo tra questo formato e i ricordi d’infanzia di molti.
Nonostante siano spesso considerate come un formato bizzarro, le ruote di pasta sono state rivalutate anche grazie all’influenza dei social media. Molti appassionati di cucina hanno riscoperto questo formato e, sebbene ne lamentino alcuni difetti — come la cottura non uniforme — ci sono chef che stanno lavorando per dimostrare la loro versatilità. Oggi, le ruote possono essere abbinate a una varietà di sughi e preparazioni, rimanendo comunque in grado di evocare ricordi affettuosi.
Dario Picchiotti, chef del ristorante Locanda Casa Merlò di Calderara di Reno, ha deciso di portare in tavola le ruote con un sugo alla vodka, rendendo omaggio a un piatto degli anni Ottanta. La scelta di ridare vita a questo formato è dettata dalla volontà di restituire un ricordo d’infanzia pieno di significato e sapore. “Ho trascorso anni a cercare di trovare spazio per le ruote nel mio menù,” afferma Picchiotti, “anche se inizialmente non erano molto apprezzate in un contesto di cucina alta.”
Nel ristorante Sinòdia di Corigliano D’Otranto, lo chef Samuele Toma condivide una storia simile. Le ruote, per lui, rappresentano un modo per connettersi con le emozioni del passato, quando la nonna le preparava con sugo di pomodoro. Questa connessione emotiva lo spinge a proporle nel suo ristorante, rendendo omaggio al ricordo di quel sapore che ha segnato la sua infanzia. “Le ruote vengono cucinate con cura,” sottolinea Toma, “insaporite da diverse salse che richiamano il calore del focolare domestico.”
Al ristorante Mazzo di Roma, gli chef Marco Baccanelli e Francesca Barreca utilizzano le ruote per il loro potenziale culinario. La scelta di questa pasta, in abbinamento a un sugo alla genovese di pannicolo, dimostra come possa offrire texture e sapori unici. Le ruote si rivelano adeguate anche per piatti più complessi, grazie alla loro capacità di catturare il sugo. Baccanelli afferma che “la cottura delle ruote può risultare impegnativa, ma con la giusta tecnica può portare a risultati sorprendenti.”
Anche Nicola Portinari, chef del ristorante La Peca di Lonigo, loda le ruote per la loro consistenza. La possibilità di masticare a lungo le rende ideali per piatti con salse elaborate, permettendo di giocare con i sapori. Nella sua cucina, le ruote sono abbinate a sughi di selvaggina o presentate ripiene, dimostrando la loro versatilità e il loro potenziale in vari contesti gastronomici.
La riscoperta delle ruote di pasta dimostra come il cibo possa evocare nostalgia e, allo stesso tempo, aprire a nuove opportunità culinarie. Chef provenienti da diverse regioni italiane, da Bologna a Roma, stanno reinventando questo formato creando piatti che soddisfano il palato moderno pur mantenendo inalterati i legami con le tradizioni familiari. I menù dei ristoranti contemporanei testimoniano una nuova vita per le ruote, che non solo celebrano il passato, ma si proiettano verso il futuro della gastronomia italiana.
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