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L’olivicoltura dell’Emilia-Romagna: Un viaggio tra storia, produzione e riconoscimenti del buon olio

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Stefano Rossi

L’Emilia-Romagna è una regione che vanta una tradizione olivicola che affonda le radici nel passato, con un’economia agricola fiorente dedicata alla produzione di olio extravergine d’oliva di alta qualità. Con circa 3.500 aziende attive nel settore, il panorama olivicolo si sta evolvendo, contribuendo in modo significativo alla cultura gastronomica locale. Esploriamo le peculiarità della produzione olearia, la storia di questo pregiato prodotto e i risultati raggiunti dalle aziende artigianali nel 2024.

L’attuale mercato dell’olivicoltura in Emilia-Romagna

Nell’Emilia-Romagna, l’olivicoltura si configura come un importante settore produttivo, con un gran numero di aziende dedite alla coltivazione di olivi e alla produzione di olio extravergine. Negli ultimi due decenni, la produzione media per azienda ha raggiunto picchi significativi, toccando punte comprese tra i 2.500 e i 3.000 kg durante le annate di massima produzione. Il cuore pulsante di questa attività si trova nella provincia di Rimini, che si estende su circa 2.000 ettari di oliveti e ospita un numero considerevole di piante – 615.000 in totale.

Altre province, come Forlì-Cesena, Ravenna e Bologna, contribuiscono in misura minore a questa tradizione agricola, con rispettivamente mille, 450 e solo 50 ettari dedicati alla coltivazione degli olivi. Due denominazioni di origine protetta tutelano il mercato locale: Brisighella e Colline di Romagna. Questi marchi di qualità sono fondamentali per garantire che il prodotto finale rispetti specifici standard di produzione e lavorazione, valorizzando così il patrimonio culturale e gastronomico dell’Emilia-Romagna.

La lunga storia dell’olivicoltura nel territorio

L’olivicoltura in Emilia-Romagna ha una storia straordinaria che risale all’età villanoviana, dimostrando una continuità di presenza nel corso dei secoli. Anche durante periodi storici difficili, come la caduta dell’Impero Romano e le successive invasioni barbariche, la coltivazione degli olivi ha perseverato, mantenendo viva la tradizione. Le prime testimonianze scritte risalgono all’Alto Medioevo, ma un testo fondamentale per l’approfondimento delle tecniche di coltivazione è l’opera del 1782 dell’abate Giovanni Battarra, “Pratica agraria distribuita in varj dialoghi“. Quest’opera offre un’analisi approfondita delle pratiche legate alla cura degli olivi e all’estrazione dell’olio.

Il secolo scorso ha segnato un cambiamento significativo nel panorama olivicolo, con la fondazione nel 1970 del frantoio sociale della Cooperativa Agricola Brisighellese. Questa iniziativa ha segnato l’inizio della commercializzazione dell’olio extravergine d’oliva a livello locale, dando il via a un processo di valorizzazione che culminerà con l’istituzione della DOP Brisighella nel 1996. Questo riconoscimento ha fatto del territorio romagnolo uno dei primi a ottenere una denominazione legata all’olio extravergine, accanto ad altre famose denominazioni italiane.

I migliori oli extravergine d’oliva dell’Emilia-Romagna nel 2024

L’Emilia-Romagna continua a distinguersi per la qualità del suo olio extravergine d’oliva, con diverse realtà produttive che si sono affermate a livello nazionale e internazionale. Nella guida “Oli d’Italia 2024“, alcune aziende hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti. In particolare, il Vargnano Dop Brisighella Monocultivar Nostrana di Brisighella del Palazzo di Varignana ha ricevuto le Tre Foglie, un premio che sottolinea l’eccellenza del prodotto.

Oltre al premio delle Tre Foglie, ci sono anche le realtà che si sono guadagnate le Due Foglie rosse, mostrando un’alta qualità e un notevole impegno nella produzione. Questi riconoscimenti non solo esaltano l’abilità dei produttori locali, ma contribuiscono anche a promuovere e far conoscere i sapori autentici della regione, rendendo l’olio extravergine d’oliva un elemento essenziale della cultura gastronomica emiliano-romagnola.

Stefano Rossi

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