Maria Canabal è una figura centrale nel dibattito sull’agroalimentare, spinta da un forte impegno verso l’uguaglianza e la sostenibilità. La fondatrice del Parabere Forum ha assunto un ruolo da protagonista per rivendicare il valore delle donne in un settore storicamente dominato dagli uomini. Recentemente proclamata “Prima donna” al Premio Casato Prime Donne di Montalcino, Canabal ha approfittato della sua visibilità per affrontare questioni chiave nel mondo dell’agricoltura e dell’alimentazione in vista del prossimo G7 dell’Agricoltura a Siracusa.
Fondato da Canabal, il Parabere Forum si presenta come un ponte tra diverse professionalità femminili nel campo della gastronomia e dell’agroalimentare. Ogni anno, questo evento riunisce circa 400 donne provenienti da tutto il mondo e da vari settori, come cuoche, scienziate, ingegneri e contadine. L’ultima edizione, tenutasi a Roma, ha visto la partecipazione di protagoniste del settore in un contesto in cui i contadini europei si erano mobilitati contro le ingiustizie sociali e lavorative. Motivo per il quale Canabal ha esortato a riflettere sull’importanza di riconoscere l’apporto fondamentale dei produttori di cibo attraverso il motto “No farmers no food”, sottolineando che il cibo è prodotto da contadini, non da multinazionali.
In vista del G7 dell’Agricoltura, Canabal ha espresso il desiderio che i partecipanti prendano coscienza di alcune verità scomode. In particolare, ha evidenziato i dati drammatici sui suicidi tra i contadini, sottolineando le pressioni psicologiche e sociali che affrontano. La situazione è allarmante: il suicidio tra gli agricoltori è un problema globale che richiede urgentemente attenzione. Secondo alcuni report, le cause di questo fenomeno includono l’isolamento sociale, le difficoltà finanziarie e il peso delle responsabilità lavorative.
Contrariamente alla percezione comune, Canabal sostiene che la disponibilità di cibo nel mondo è sufficiente per sfamare l’intera popolazione. Durante la prima edizione del Parabere Forum a Bilbao, un esperto delle politiche alimentari delle Nazioni Unite ha confermato che esiste una produzione alimentare sufficiente; tuttavia, il problema risiede nella distribuzione. La mancanza di un sistema equo di distribuzione porta all’inefficienza e alla fame, una questione che va affrontata con serietà e determinazione.
La disparità di genere nel settore agroalimentare rimane un tema centrale per Canabal. Nonostante le donne rappresentino un’importante forza lavoro nel settore agricolo, con l’80% dei contadini in Africa donne, la proprietà della terra è fortemente squilibrata: solo il 2% è in mano femminile. Questa esclusione è accompagnata da difficoltà di accesso ai finanziamenti e ai mercati, creando un circolo vizioso di sfruttamento ed emarginazione. Canabal sottolinea l’importanza dell’educazione delle donne come catalizzatore di cambiamento per l’intera comunità.
Nonostante l’affermazione di molte donne chef, la figura maschile continua a dominare nei ristoranti d’alta classe. Canabal osserva che il mondo della cucina è considerato femminile solo quando rimane all’interno delle mura domestiche. Quando le attività culinarie guadagnano status e glamour, il predominio maschile emerge con prepotenza. Questo fenomeno è evidente in vari settori, dove il riconoscimento professionale è spesso riservato agli uomini, lasciando in ombra il contributo femminile.
Nonostante i progressi, Canabal denuncia la pratica del pink washing, in cui le aziende promuovono l’inclusione femminile come mera strategia di marketing, senza un reale impegno per supportare iniziative solide e sostenibili per l’uguaglianza di genere. Ciò mina la credibilità delle campagne e dei progetti che promettono di migliorare la condizione delle donne nel settore agroalimentare. È fondamentale che le aziende non solo parlino di sostegno, ma agiscano concretamente per facilitare un cambiamento duraturo.
Maria Canabal continua a essere una voce importante e attiva nella lotta per un mondo del cibo più giusto ed equo, mirando a portare le questioni urgenti al centro della scena politica e sociale.
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