L’agricoltura europea sta vivendo una fase di innovazione e sostenibilità grazie all’attuazione di normative più severe riguardanti le emissioni inquinanti. Il 4 agosto ha segnato un punto di svolta con l’entrata in vigore della riforma Ied 2.0, approvata dal Parlamento europeo lo scorso marzo. Questa normativa non solo mira a ridurre l’impatto ambientale delle industrie, ma si estende anche agli allevamenti intensivi, che rappresentano una significativa fonte di ammoniaca nell’Unione Europea.
La direttiva Ied 2.0 trova le sue radici nella crescente attenzione delle istituzioni europee verso il cambiamento climatico e la necessità di adottare pratiche agricole più sostenibili. Con l’obiettivo di ridurre le emissioni di ammoniaca di circa il 30%, la Commissione europea ha identificato nel settore agricolo una delle fonti principali di inquinamento atmosferico. Le nuove norme nascono dalla necessità di affrontare questo problema e puntano a rendere l’agricoltura europea più responsabile dal punto di vista ecologico.
L’intento è quello di migliorare la qualità dell’aria e contribuire agli obiettivi climatici dell’Unione, parte della più ampia strategia Green Deal europeo. Questo approccio mira a garantire che le pratiche agricole non compromettano la salute ambientale, garantendo al contempo la sicurezza alimentare. La riforma prevede anche misure che verranno rivalutate periodicamente, a partire dal 2026, per analizzare i progressi e l’efficacia delle disposizioni adottate.
L’accordo Ied 2.0 introduce criteri specifici per i grandi allevamenti di suini e pollame. Gli allevamenti con più di 350 suini, 280 polli, 300 galline ovaiole e 380 animali in allevamenti misti sono ora soggetti a controlli maggiori e a dover adottare pratiche volte a ridurre le emissioni. Ciò rappresenta un cambiamento significativo per gli allevatori, che dovranno adattarsi a misure più stringenti, come la gestione dei rifiuti e l’ottimizzazione delle risorse.
È importante notare che la riforma consente delle esenzioni. Gli allevamenti biologici di suini e gli allevamenti estensivi, in cui gli animali hanno accesso a spazi aperti, non sono soggetti agli stessi obblighi. Questi metodi rappresentano una risposta positiva alle istanze di più sostenibilità e potrebbero incentivare ulteriormente i produttori ad adottare pratiche ecocompatibili.
Nonostante le nuove disposizioni, gli allevamenti di bovini, responsabili del 50% delle emissioni di metano e del 25% delle emissioni di ammoniaca nell’Unione europea, restano per ora esclusi da questa normativa. Questa decisione ha destato preoccupazioni, considerando l’impatto significativo che il settore ha sull’inquinamento atmosferico e sull’ambiente.
La Commissione europea ha annunciato che nel 2026 si revaluterà la situazione degli allevamenti bovini. Sarà un’occasione per esaminare l’efficacia delle attuali normative e decidere se estenderle anche a questo segmento del settore agricolo. Questo richiederà un’analisi approfondita delle emissioni generate e delle pratiche attuate, nonché delle potenziali misure di mitigazione che potrebbero essere messe in atto.
Attraverso questi interventi, l’Unione Europea continua a perseguire una strategia di sviluppo sostenibile che può influenzare profondamente il futuro dell’agricoltura e della produzione alimentare.
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