Il mondo del vino accoglie con entusiasmo cinque nuovi Master of Wine . Questo riconoscimento, tra i più ambiti nel settore vinicolo, richiede una preparazione meticolosa e una conoscenza profonda delle molteplici sfaccettature del vino. Con il nuovo conferimento, il numero complessivo di MW nel mondo arriva a 421. Questi professionisti sono stati ammessi a una rete di esperti grazie a un esame rigoroso che comprende tre fasi: prove teoriche, pratiche e un documento di ricerca. Esploriamo a fondo il significato di questo traguardo e chi sono i nuovi membri.
Diventare Master of Wine è un obiettivo ambito da molti nel settore vinicolo. Il percorso per ottenere questo titolo inizia con l’iscrizione a un programma di studio che richiede anni di preparazione. Gli aspiranti devono affrontare un’analisi approfondita di varie tematiche relative al vino, che spaziano dalla viticoltura alle tecniche di vinificazione, fino all’analisi sensoriale. Durante la fase teorica, i candidati devono dimostrare una conoscenza enciclopedica riguardo le varietà d’uva, le regioni vinicole e i processi di produzione.
La fase pratica del test è altrettanto impegnativa. Qui, i partecipanti devono applicare le loro conoscenze nella degustazione di vini, identificando varietà, regioni e anche eventuali difetti. Infine, la presentazione di un documento di ricerca richiede un lavoro di indagine approfondito su un tema di rilevanza nel mondo del vino. Questo studio non solo deve essere originale ma anche ben documentato e in grado di contribuire alle conoscenze esistenti nel settore.
L’acquisizione del titolo di MW va oltre la semplice prova di abilità. Esso simboleggia l’appartenenza a una lega d’élite di professionisti rispettati nel campo. I nuovi membri non solo migliorano il proprio profilo professionale, ma si uniscono anche a un network internazionale che facilita la condivisione delle conoscenze. Questo consente loro di influenzare l’industria vinicola a livello globale, contribuendo a innovazioni e pratiche sostenibili.
I cinque nuovi Master of Wine provengono da diverse nazioni e portano con sé esperienze uniche. Neil Bernardi, dallo Stato Unito, è attualmente Chief Operating Officer di Colgin Cellars, una prestigiosa cantina nella Napa Valley. La sua ricerca si è focalizzata sull’influenza sensoriale dei lieviti nei vini spumanti, un tema di crescente importanza per i produttori.
Tone Veseth Furuholmen, dalla Norvegia, ricopre il ruolo di Senior Product Manager per il Monopolio Norvegese del Vino. La sua indagine si concentra sulle reazioni sensoriali relative alla “mousiness” nel vino, un argomento che suscita interesse e dibattito tra esperti e consumatori.
Benjamin Hasko, a Singapore, lavora come beverage director e si occupa di importare vini sostenibili. La sua ricerca si è approfondita sull’importanza di definire le identità regionali dei vini di Margaret River, indagando le percezioni dei consumatori locali.
Victoria Mason, dal Regno Unito, ha un’importante carriera in The Wine Society. Il suo documento ha esaminato le sfide legate all’adozione della viticoltura rigenerativa a Stellenbosch, un argomento che sta acquisendo notevole attenzione nell’industria.
Infine, Wei Xing dalla Cina, porta un’ampia esperienza legata all’educazione vinicola. Ha analizzato come l’educazione sensoriale possa migliorare la comprensione del vino nel mercato cinese, contribuendo a una maggiore diffusione della cultura vinicola nel suo paese.
Il presidente dell’Institute of Masters of Wine, Cathy van Zyl, ha accolto con entusiasmo i nuovi membri, sottolineando il valore di questo riconoscimento nel settore. Ha evidenziato l’impegno e la dedizione necessaria per raggiungere questo livello e ha incoraggiato i professionisti a continuare nella loro crescita e apprendimento. Questi nuovi MW hanno ora la possibilità di far crescere ulteriormente la loro carriera nella rete globale di esperti.
In Italia, cresce l’attesa per l’emergere di Cristina Mercuri, una figura di spicco nel panorama vinicolo italiano, che potrebbe diventare la prima donna a ricevere il titolo di Master of Wine. Questo rappresenterebbe una pietra miliare non solo per lei personalmente, ma anche per l’intero settore vinicolo italiano, contribuendo a una maggiore rappresentanza femminile in un contesto storicamente dominato da figure maschili. L’innovazione e il cambiamento sono sempre più evidenti nel settore, e la diaspora di esperti italiani, si augura che Cristina possa completare il cerchio, affermando il talento delle donne nel mondo del vino.
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