Il fenomeno dell’overtourism ha raggiunto picchi allarmanti in molte località turistiche italiane, compresa Tropea. Durante le sere d’agosto, il piccolo borgo marinaro non è solo affollato di turisti, ma è travolto da un costante flusso di persone che affollano le vie, rendendo difficile la fruizione degli storici ambienti e del patrimonio culturale. Qui, l’emergere di una cultura del consumismo, caratterizzata da eccessiva offerta di cibo da strada e souvenir, ha trasformato il modo in cui i luoghi vengono vissuti, non sempre in modo positivo.
Tropea, celebre per la sua bellezza naturale e il patrimonio architettonico, si trasforma in un vero e proprio parco giochi estivo. Durante una serata estiva, il Corso Vittorio Emanuele diventa un palcoscenico stracolmo di turisti, intenti a passeggiare tra i tavolini dei numerosi ristoranti e bar. Le insegne che pubblicizzano le presunte specialità locali si susseguono ininterrottamente, tra cui proposte eccentriche come il gelato alla cipolla di Tropea e alla ‘nduja.
Ad attrarre l’attenzione è senza dubbio il Duomo, la magnifica cattedrale romanica risalente al XII secolo. Proprio qui, tra l’ammirazione per l’icona della Vergine di Romania e la ricerca di un momento di quiete, i visitatori si trovano a lottare contro i rumori provenienti dai locali circostanti. Non solo il frastuono, ma anche odori forti e sgradevoli, come quello dell’olio esausto proveniente da una friggitoria vicina, invadono l’area, contribuendo a una sensazione di disagio che attanaglia anche i punti panoramici più suggestivi.
Abbandonando Tropea, non si può fare a meno di notare che la situazione non migliora nei centri storici delle altre località turistiche della Calabria e della Sicilia. Prendendo come esempio Noto, il cui Corso Vittorio Emanuele è un capolavoro del Barocco siciliano, si assiste a un proliferare di locali che offrono street food. Queste attività, spesso temporanee e soggette a cambi di gestione da un anno all’altro, si sommano a una quantità di offerte gastronomiche che, pur presentando diversi sapori, rischiano di snaturare l’identità locale.
La stessa dinamica è visibile a Cefalù, dove la piazza antistante il bellissimo Duomo è circondata da gelaterie e punti vendita di souvenir. Anche nelle grandi città d’arte come Roma e Pisa, il turismo di massa sta compromettendo il vivere e l’esperienza turistica. La Fontana di Trevi e la Torre di Pisa, un tempo luoghi di tranquilla contemplazione, oggi sembrano soffocare sotto il peso di flussi incessanti di visitatori.
Purtroppo, i centri storici stanno diventando facilmente preda di format commerciali privi di autenticità. Si osserva la proliferazione di hamburgerie, friggitorie e yogurterie, che si impongono senza alcun legame con la tradizione e le peculiarità locali. Tale situazione ha già sollevato preoccupazioni a livello amministrativo, come nel caso di Roma, dove l’amministrazione di Roberto Gualtieri ha avviato discussioni tardive sul tema, senza però implementare misure sufficientemente incisive.
A Napoli, il sindaco Gaetano Manfredi ha persino bloccato nuove licenze per tentare di arginare il fenomeno, tuttavia il problema sembra già essere compromesso. Nelle piccole località, la situazione appare ancor più grave: la mancanza di consapevolezza e di strategie per preservare il patrimonio culturale rende difficile confrontarsi con i danni che il turismo di massa sta infliggendo ai borghi. Questo è un rischio concreto da monitorare e affrontare con urgenza, per evitare che il patrimonio culturale, storico e ambientale venga irrimediabilmente compromesso.
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