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Piemonte: la cascola precoce minaccia i noccioleti, al via il progetto di ricerca Nocciola Qualità

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Francesca La Rocca

Un problema crescente sta affliggendo i noccioleti piemontesi. Ora, dopo aver superato l’emergenza cimice asiatica, i produttori si trovano ad affrontare la cascola precoce. Questo fenomeno comporta la caduta anticipata dei frutti, che non solo non sono ancora maturi, ma in alcuni casi non sono nemmeno stati fecondati. Per far fronte a questa situazione, la Fondazione Agrion ha avviato un ambizioso progetto di ricerca, intitolato Nocciola Qualità, in collaborazione con l’Università di Torino. L’obiettivo è sviluppare strategie innovative per sostenere la produttività e la qualità della nocciola.

Il fenomeno della cascola: cause e tipologie

Cascola tradizionale e Brownstain Disorder

La cascola precoce comporta la caduta dei frutti e può manifestarsi in due forme principali. La cascola tradizionale è influenzata da una combinazione di fattori, tra cui scarsa impollinazione, squilibri nutrizionali che possono derivare da una mancanza di nutrienti essenziali nel suolo e scarsa disponibilità idrica. Ulteriori contributi al problema possono venire da fattori patogenici, condizioni meteorologiche avverse, punture di insetti e anomalie genetiche, nonché da un terreno non adatto alla coltivazione delle nocciole.

Dall’altro lato, si registra la Brownstain Disorder, un problema emergente dovuto principalmente a stress termico e luminoso, aggravato dal cambiamento climatico. Questo tipo di cascola si presenta con la caduta di frutticini ancora nella loro involucro. All’esterno, i gusci iniziano a mostrarsi imbruniti e dimostrano segni di essudato scuro. Sotto la scorza, i tessuti appaiono spugnosi e anneriti, un chiaro indicatore delle conseguenze deleterie che tali condizioni climatiche possono avere sulla qualità delle nocciole.

Implicazioni per i noccioleti piemontesi

Questi fenomeni rappresentano una seria minaccia per la produttività dei noccioleti, che già stanno faticando a fronteggiare i cambiamenti climatici e le malattie delle piante. I produttori si trovano quindi a dover affrontare sfide crescenti non solo in termini di mantenimento della quantità dei frutti ma anche della loro qualità. Una produzione compromessa potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia locale, dato che il mercato della nocciola è cruciale per molte famiglie e aziende piemontesi.

Azioni della Fondazione Agrion e dell’Università di Torino

Il progetto Nocciola Qualità

In risposta a questa situazione, la Fondazione Agrion ha lanciato il progetto di ricerca Nocciola Qualità, mirato a sviluppare strumenti pratici e soluzioni che possano garantire una produttività sostenibile nel settore della nocciola. L’iniziativa punta ad elaborare strategie innovative per le aziende agricole piemontesi, volendo restituire stabilità e competitività a un settore già minacciato.

Le principali linee di intervento per il progetto includono l’impostazione di linee guida riguardanti il rinnovamento degli impianti al termine del loro ciclo produttivo. Questo passo è considerato fondamentale per garantire una corretta gestione futura degli stessi. Saranno inoltre condotte indagini approfondite sulla fisiologia della pianta e sul suo fabbisogno nutrizionale, per rispondere al meglio ai cambiamenti climatici che stanno influenzando il settore.

Ricerca su varietà e pest management

Il progetto prevede anche analisi su cloni e varietà di nocciola più performanti per l’ambiente locale, un approccio che mira a garantire resistenza e produttività anche in ottica di cambiamenti futuri. Accanto alla selezione di varietà superiori, grande attenzione è riservata alla lotta contro le nuove avversità, come funghi e insetti, nel tentativo di mantenere elevata la qualità e la sicurezza delle produzioni senza compromettere la salute degli operatori e la tutela dell’ambiente.

Queste misure rappresentano un passo importante per il rilancio della nocciola piemontese, volta a garantire un futuro più stabile e redditizio per il settore, nonostante le sfide ed i cambiamenti climatici in corso.

Francesca La Rocca

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