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Protocollo d’intesa per il rilancio dell’Appennino centrale: nuove misure per integrare uomo e natura

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Silvana Magistri

Il cratere del sisma del 2016, che si estende su oltre 8.000 chilometri quadrati, coinvolgendo le regioni dell’Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, è al centro di un’iniziativa strategica promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali . Questo territorio è stato selezionato come perimetro idoneo per applicare misure di integrazione tra uomo e natura, con l’obiettivo di rendere economicamente e socialmente sostenibili le risorse attraverso attività produttive. Viene così superata una concezione assistenzialistica, aprendo la strada a nuovi interventi specifici che potrebbero portare a un aggiornamento sostanziale della Politica Agricola Comune per il contesto italiano.

Il protocollo d’intesa: una collaborazione per il futuro

Obiettivi principali

Il Protocollo d’Intesa è stato firmato da alti esponenti governativi, tra cui il ministro Francesco Lollobrigida, e rappresenta un passo fondamentale per affrontare le problematiche economiche e sociali che affliggono il cratere sismico. Tra gli obiettivi, figurano iniziative volte a promuovere le attività agro-silvo-pastorali, ritenute decisive per il rinvigorimento delle comunità locali e per la tutela del territorio.

Con questo strumento, il governo intende facilitare il rientro delle pratiche agricole e di gestione forestale in un’area dove la cura del paesaggio è stata compromessa dalla mancanza di popolazione e iniziative di manutenzione. Il protocollo mira a stimolare una nuova coscienza territoriale, unendo diversi attori locali e nazionali nella promozione di un’economia sostenibile.

Coinvolgimento delle comunità

Un aspetto cruciale del Protocollo è la volontà di coinvolgere attivamente le comunità locali, le imprese e le istituzioni attraverso incontri e forme di partecipazione. Questi eventi serviranno per illustrare e valorizzare le potenzialità della zona, incentivando la collaborazione tra tutti i portatori di interesse. La prospettiva è quella di costruire un ecosistema sostenibile che possa beneficiare della biodiversità tipica dell’Appennino centrale, promuovendo la produzione di beni locali di qualità.

Sfide e opportunità per il settore agroalimentare

Le criticità attuali

Il settore agroalimentare dell’Appennino centrale sta fronteggiando sfide notevoli, quali l’incremento dei costi di produzione, l’innalzamento delle tariffe energetiche e le ripercussioni dei cambiamenti climatici. Questi fattori si sommano alle difficoltà create dal progressivo spopolamento della zona, aggravato dall’impatto devastante dei terremoti degli ultimi anni. Tali problematiche sono assillanti per una regione che storicamente ha fatto dell’agricoltura e della gestione delle risorse naturali la sua fortuna.

Le attuali condizioni economiche richiedono interventi incisivi per rilanciare un settore che ha sempre sostenuto il tessuto sociale dell’area. Con il Protocollo d’Intesa, si apre una nuova fase di sviluppo che punta a fermare l’erosione demografica, creando opportunità lavorative e incentivando il ritorno delle persone nelle zone interne.

Il futuro del settore agro-silvo-pastorale

L’attenzione verso lo sviluppo agro-silvo-pastorale si basa su una tradizione secolare, e il governo Meloni si fa portavoce di un’azione concreta per valorizzare questo patrimonio culturale e produttivo. Le attività del settore non solo possono contribuire a stabilizzare l’economia locale, ma anche a preservare l’ambiente, attraverso pratiche di gestione sostenibile delle risorse e una rivalutazione dei prodotti tipici del territorio.

L’implementazione delle misure previste dal protocollo potrà dunque costituire una risposta tangibile alle sfide attuali, stimolando una nuova cultura di sviluppo integrato che unisce ambiente e economia in un percorso di forte coesione sociale.

Silvana Magistri

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