Il settore vitivinicolo italiano continua a dimostrare la sua forza e competitività, con risultati che catturano l’attenzione degli addetti ai lavori e degli investitori. La recente classifica del Corriere della Sera evidenzia le performance economiche dei principali produttori di vino, con il Sassicaia della Tenuta San Guido che si conferma leader indiscusso nel 2023. Con un’analisi approfondita che vede coinvolte 118 aziende, scopriamo quali sono i vini che eccellono per redditività e dimensioni.
Il Sassicaia, prodotto dalla storica Tenuta San Guido situata a Bolgheri, si riconferma il vino più redditizio d’Italia. Secondo la classifica del Corriere della Sera, la società ha registrato un margine operativo lordo che supera il 60%, un valore che la pone sul gradino più alto del podio. Questo straordinario risultato è il frutto di una gestione aziendale oculata e di un continuo investimento nella qualità del prodotto. I vini della Tenuta San Guido non solo sono sinonimo di prestigio, ma anche di una solida redditività che ha attratto l’attenzione di esperti e appassionati.
Non lontano dal primato di Sassicaia si trovano altre cantine di eccellenza. La Jermann dal Friuli è un altro attore chiave, con un indice di redditività del 57,4%, mentre l’azienda toscana Biserno, sotto il marchio Marchesi Antinori, segue con un rispettabile 51,3%. Marchesi Antinori nel suo complesso si colloca al quarto posto, con un reddito che sfiora il 50,2%, a testimonianza della sua importante presenza nel panorama vitivinicolo. Altri nomi noti come Frescobaldi e Santa Margherita Gruppo Vinicolo continuano a mantenere alte le medie di redditività, mentre sul fronte giovanile, marchi come Cusumano e Pizzolato contribuiscono a diversificare il mercato, aggiungendo valore all’industria.
Nel settore vitivinicolo, le dimensioni aziendali giocano un ruolo cruciale nell’individuazione delle realtà più influenti. Marchesi Antinori conduce con una vasta estensione di 3.350 ettari, che include superfici vitate anche in Cile e Stati Uniti. Questa dimensione consente all’azienda di avere un’operatività flessibile e una presenza globale significativa. A seguire, Marchesi Frescobaldi e Zonin 1821 occupano rispettivamente 1.660 e 1.600 ettari, mentre Banfi e Tenute del Leone Alato completano la lista con circa 1.000 ettari ciascuna.
Esaminando gli investimenti, Marchesi Antinori di nuovo primeggia, con oltre 26 milioni di euro investiti nel 2023. Santa Margherita e il Gruppo Caviro seguono a ruota, con investimenti superiori ai 25 milioni. Un dato interessante è il ruolo delle cooperative, che rappresentano il 43,2% del giro d’affari totale nel settore, evidenziando una rete di collaborazione che supporta la crescita delle piccole e medie imprese vinicole. Le cooperative sono vitali per l’economia del vino in Italia, con fatturati significativi e una solida gestione delle esportazioni.
La classifica del Corriere della Sera include 118 brand che hanno registrato risultati positivi, arrivando a fatturare complessivamente 9,1 miliardi di euro. Di questi, 5,2 miliardi derivano dall’export, a indicare un mercato in espansione nonostante le sfide globali. Un dato significativo è che 27 aziende vinicole hanno superato i 100 milioni di fatturato, permettendo loro di avere un margine di manovra per acquisizioni strategiche e ampliamenti di produzione.
Il mercato non è immune da sfide, ma i risultati positivi di molte aziende evidenziano un rafforzamento generale. Le opportunità di acquisizione diventano sempre più attraenti, specialmente in un contesto in cui il ricambio generazionale avviene a rilento. Questo porta a una concentrazione di potere negli attori più forti, ampliando le distanze tra grandi aziende capaci di investire e le piccole cantine che faticano a restare competitive. La crescita del mercato vinicolo in Italia, quindi, potrebbe portare a una nuova era di ristrutturazione nel settore, caratterizzata da alleanze strategiche e fusioni.
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