L’attuale crisi climatica sta avendo ripercussioni devastanti sul settore apistico italiano, con una preoccupante scarsità di fioriture e un incremento dei costi di produzione che mettono in ginocchio gli apicoltori. La Coldiretti ha evidenziato che la situazione è particolarmente critica, poiché la siccità e le ondate di caldo record stanno compromettendo seriamente la produzione di miele in tutto il Paese. Un dramma che non coinvolge solo gli apicoltori, ma anche l’intero ecosistema agricolo italiano, dove il delicato equilibrio tra produzioni naturali e cambiamenti climatici diventa sempre più difficile da mantenere.
L’assenza di precipitazioni significative ha avuto effetti devastanti sulle varie fioriture, rendendo difficile per le api trovare il polline necessario per produrre miele. Tra le diverse varietà colpite troviamo il cardo, gli agrumi, e il millefiori, che svolgono un ruolo cruciale nel ciclo produttivo degli apicoltori. La Coldiretti ha denunciato che, al Sud, intere fioriture non sono neanche avvenute, esacerbando un problema che era già evidente nella scorsa primavera.
In particolare, in Sicilia, il raccolto di miele di agrumi e di sulla si è dimostrato praticamente nullo. In Basilicata, la situazione è analoga, mentre in Puglia il millefiori ha mostrato risultati deludenti, con un andamento migliore solo per il coriandolo. Le difficoltà non si fermano qui: anche in Calabria e in Sardegna, tutte le varietà di miele, incluso quello di castagno e di cardo, hanno registrato crolli significativi. Il risultato complessivo è una preoccupante carenza di polline, che è essenziale per la sopravvivenza delle famiglie di api e la loro capacità di produrre miele.
Questo quadro sfavorevole non solo compromette la produzione di miele per il 2023, ma avrà anche ripercussioni sul raccolto del 2024. Infatti, circa un terzo della produzione nazionale proviene dalle regioni del Sud, dove le fioriture sono state drasticamente colpite. I dati suggeriscono che gli apicoltori dovranno far fronte a una carenza strutturale di prodotto, con riflessi inevitabili sui costi e sulla qualità del miele offerto al pubblico.
L’aumento delle temperature e la devastante siccità non solo hanno danneggiato la produzione, ma hanno anche eroso i margini di profitto degli apicoltori. Secondo le stime della Coldiretti, il costo della nutrizione di soccorso per mantenere gli alveari in salute è salito alle stelle. Gli apicoltori si trovano costretti a investire risorse significative per garantire la sopravvivenza delle loro colonie. Questi costi, uniti alla diminuzione della produzione, pongono una pressione insostenibile sul settore.
Un aspetto grave di questa crisi è il rischio che il crollo della produzione italiana favorisca l’importazione di miele di bassa qualità. La Coldiretti ha segnalato un incremento dell’11% delle importazioni nei primi quattro mesi del 2024, destinate a peggiorare ulteriormente la situazione. La preoccupazione è alta poiché, secondo le indagini, vi è un’aumentata circolazione di miele irregolare proveniente da Paesi come Cina, Argentina, Brasile e Ungheria, dove la qualità del prodotto è spesso compromessa.
Nel 2023, sono state sequestrate 356 tonnellate di miele irregolare, un dato che evidenzia l’emergere di problematiche legate alle frodi. Ziegandosi sul mercato, questa situazione mette a rischio le vendite di miele italiano, un prodotto di alta qualità e di grande valore simbolico e culturale.
Il futuro del settore apistico italiano appare incerto: la necessità di proteggere le produzioni locali e garantire la qualità dei prodotti sarà cruciale per sostenere un settore che rischia di essere sopraffatto dai cambiamenti climatici e dalle variazioni del mercato globale.
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