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Trattoria Ongina: un viaggio nel tempo tra cultura gastronomica e tradizioni a Polesine Parmense

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Silvana Magistri

Visita la Trattoria Ongina a Polesine Parmense, un luogo che riporta alla memoria tradizioni culinarie di cent’anni fa. Questa trattoria, conosciuta per i suoi piatti tipici e l’atmosfera intrisa di storia, offre un’esperienza gastronomica autentica in un contesto affascinante. Scopriamo insieme cosa rende questo ristorante un tesoro della cucina emiliana.

Un angolo di tradizione culinaria

La location e il suo fascino

Situata a Polesine Parmense, frazione di Polesine Zibello, la Trattoria Ongina si presenta con un edificio giallo che spicca tra i campi circostanti. Facile da perdere di vista, la trattoria è contrassegnata da un’insegna discreta che invita i passanti a scoprire ciò che si cela all’interno. In questa zona, il tempo sembra scorrere diversamente, permettendo ai visitatori di immergersi in un ambiente dove il passato e il presente si fondono.

L’entrata non è affiancata da decorazioni stravaganti. Al contrario, il patio è caratterizzato da sedie di plastica disposte in modo casuale e panchine di pietra che conferiscono un’aria rustica e autentica. Le tende bianche, piene di storia, filtrano la luce del sole, creando un’atmosfera intima. Il ristorante non è solo un luogo dove mangiare; è un’efficace capsule del tempo, dove le tradizioni culinarie sono rispettate e celebrate.

Il menù: un tuffo nei sapori locali

La Trattoria Ongina è celebre per il suo menù ricco di specialità locali che affondano le radici nella tradizione emiliana. Tra i piatti da non perdere ci sono il CULATELLO e la SPALLA DI SAN SECONDO, prodotti simbolo della gastronomia del territorio. Questi salumi sono conosciuti per la loro qualità e il loro sapore unici, frutto di processi di stagionatura meticolosi e tradizionali.

Accanto ai salumi, i visitatori possono assaporare i TORTELLI DI ERBETTE, una delizia che combina pasta fresca e ripieno di verdure di stagione. Il CAPPELLETTO, un altro piatto tipico, sorprende per la sua semplicità e bontà. Inoltre, non si può dimenticare l’ANGUILLA FRITTA, un piatto storico che celebra il fiume Po e la sua ricchezza ittica. Ogni boccone di questi piatti racconta la storia di una terra fertile e generosa, rispecchiando la passione e l’impegno della famiglia Botti, custode di queste tradizioni.

La famiglia e la storia della trattoria

Un’eredità di famiglia

Il servizio nella trattoria è reso unico dalla personalità della signora Marinella, che con le sue mani ruvide e il suo carattere accogliente, dà vita a un’accoglienza calorosa. Accanto a lei, il padrone di casa, Giuliano Botti, rappresenta la continuità di una tradizione familiare lunga generazioni. Erede di Amelia ed Eliseo, Giuliano osserva i clienti con un sorriso, evadendo ogni tanto dal suo ruolo, come se custodisse gelosamente i segreti di un’epoca passata.

Le mura della trattoria sono arricchite da ritratti e fotografie storiche, che raccontano la frequentazione di illustri personaggi come GIUSEPPE VERDI e GIOVANNINO GUARESCHI. Verdi, che visse in queste terre, trova spazio in questo rinomato ristorante, così come le memorie di Bertolucci e Depardieu, che cenarono presso questi tavoli durante le riprese di “Novecento”. Ogni oggetto esposto racconta la storia di incontri e talenti che hanno caratterizzato la cultura italiana.

Un simbolo della gastronomia emiliana

La Trattoria Ongina non è solo un ristorante, ma un simbolo di un’eredità culturale che continua a vivere. Le parole di due illustri giornalisti, Giorgio Bocca ed Edoardo Raspelli, sottolineano il valore di questa location: una meta dove l’autenticità gastronomica si amalgama con la storia, permettendo ai visitatori di gustare piatti tipici e al contempo assaporare un pezzo di storia. Attraverso le portate servite, la Trattoria Ongina si propone non solo come un luogo da visitare, ma come un’esperienza da condividere, immergendosi nella tradizione e nella cultura di Polesine Parmense.

La Trattoria Ongina è un’esperienza imperdibile per chi desidera non solo mangiare, ma anche esplorare l’anima di un territorio che ha molto da raccontare attraverso la sua gastronomia e la sua storia.

Silvana Magistri

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