In attesa della 81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, un tributo particolare è riservato al grande regista Vittorio De Sica, a cinquant’anni dalla sua scomparsa. Il capolavoro “L’Oro di Napoli“, film iconico del 1954, sarà proiettato in anteprima nella sezione “Venezia Classici“. Questo film a episodi, ispirato alla raccolta di racconti di Giuseppe Marotta e adattato per il grande schermo da Cesare Zavattini, rappresenta un ritratto vivido della cultura e della società napoletana, con una particolare attenzione per i vari aspetti legati alla gastronomia.
“L’Oro di Napoli” è composto da sei episodi distinti, ognuno dei quali offre una prospettiva unica sulla vita quotidiana degli abitanti di Napoli. Queste storie non solo divertono, ma accendono anche una riflessione profonda sui costumi e sulle tradizioni della città partenopea. Ogni episodio si distingue per la sua narrazione coinvolgente e la capacità di mescolare momenti di dolcezza e amarezza, proprio come la vita stessa.
L’apertura del film vede protagonista Don Saverio Petrillo, un “pazzariello” interpretato da Totò, la cui vita è distrutta dalla presenza dominante di Don Carmine Savarone, un guappo del Rione Sanità. La lotta di Saverio per liberarsi dell’oppressione e le sue interazioni con la vita di quartiere mettono in luce l’importanza della famiglia e la resilienza umana, anche di fronte a sfide insormontabili. Il cibo, in questo episodio, diventa simbolo di speranza e convivialità, con la cena della vigilia di Natale che viene compromessa dall’irruzione del guappo.
Uno degli elementi più affascinanti di “L’Oro di Napoli” è il modo in cui il cibo è intrecciato con le dinamiche relazionali. Ad esempio, l’episodio legato alle “pizze a credito” racconta la storia di Sophia Loren e di suo marito Rosario, che gestiscono una pizzeria. La loro vita è segnata dalla precarietà economica, riflettendo le condizioni sociali del tempo, ma anche dall’amore e dalla passione che mettono nel loro lavoro.
L’episodio mette in evidenza la bellezza della tradizione napoletana, in particolare il concetto di “pizze a otto”, un usanza che consente ai clienti di gustare le pizze e pagarle in seguito. Questa formula non solo serve a rivelare il calore e l’accoglienza tipici della comunità, ma anche i lati oscuri dei rapporti, come il tradimento e la gelosia, che affiorano quando Rosario comincia a indagare sulla scomparsa dell’anello di Sofia.
Alcuni degli episodi, come “Il funeralino“, offrono una visione più drammatica dell’esistenza, con una resa visiva poetica e minimalista che colpisce profondamente. Questa storia, inizialmente esclusa dal montaggio per il suo tono cupo, mostra un corteo funebre nel contesto di una giornata di sole a Napoli, creando un contrasto tra la vita e la morte. La madre che distribuisce confetti ai bambini testimonia la necessità di celebrare e dare gioia anche nel momento del dolore.
Passando a “I giocatori“, la figura del Conte Prospero, interpretato dallo stesso De Sica, si dibatte tra la sua vita di nobiltà e il suo desiderio di libertà attraverso il gioco. Qui, il cibo e il gioco diventano metafore del potere e della sottomissione, mentre il conte, prigioniero della sua condizione, perde tutto contro un bambino. Questa esercitazione sull’inevitabilità della vita è un altro esempio che il film riesce a esprimere splendidamente.
Il personaggio di Teresa, splendidamente interpretato da Silvana Mangano, offre uno sguardo alle aspettative sociali e alle pressioni di genere. Teresa, una giovane prostituta, si trova di fronte a una proposta di matrimonio che si rivela una trappola per l’anima. Questo episodio, carico di emozioni, riflette il conflitto tra desiderio e dovere, oltre a esplorare la vulnerabilità delle donne in una società patriarcale.
Attraverso il suo percorso da pretendente a nuova vita, Teresa arriva a comprendere meglio il suo valore, anche se il film ci lascia con un’inquietante riflessione su come le sue scelte siano influenzate dalle circostanze. La rivelazione che il buffet nuziale è un modo per espiare un peccato la porta a rivalutare le sue priorità, creando un messaggio profondo sulla ricerca della felicità.
Il film “L’Oro di Napoli”, restaurato in versione digitale 4K, sarà proiettato per la prima volta martedì 27 agosto alle ore 21 in Sala Darsena al Lido di Venezia. Questa presentazione non solo celebra le cinque decadi dalla scomparsa di De Sica, ma offre anche un’importante riflessione sul suo impatto duraturo nel panorama cinematografico internazionale. Attraverso i suoi film, De Sica ha saputo catturare l’essenza dell’umanità, mescolando il realismo e la poesia in modo unico, incollandoci alla quotidianità dei suoi personaggi, rendendoli eterni e universali.
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