Un evento unico nel cuore di Roma riunisce le diverse tradizioni culinarie del mondo, offrendo l’opportunità di scoprire piatti autentici e sconosciuti. La manifestazione, intitolata Multi, si svolge nei Giardini di Piazza Vittorio e rappresenta un’affascinante finestra sulle culture gastronomiche che arricchiscono la capitale italiana. Organizzata dalla rivista Lucy in collaborazione con Slow Food, questa iniziativa mira a mettere in risalto la diversità culturale e culinaria di Roma attraverso un programma variegato e coinvolgente.
L’architettura sociale di Multi
Un connubio tra cultura e architettura
Multi non è solo un festival gastronomico, ma un vero e proprio viaggio attraverso le culture e le tradizioni che animano la città. Quest’anno, la manifestazione è strettamente collegata al festival dell’architettura di Roma, Far, che si svolge dal 26 settembre al 6 ottobre. L’idea è quella di creare un dialogo tra architettura e cultura culinaria, sottolineando come entrambe contribuiscano a definire la vita urbana. Multi rappresenta un’architettura umana, basata sulle storie, le esperienze e le tradizioni delle comunità che da anni arricchiscono il tessuto cittadino.
La diversità culturale di Roma
Nel contesto di Multi, sono molte le comunità che partecipano attivamente alla manifestazione. Curdi, palestinesi, afgani, congolesi e boliviani, solo per citarne alcuni, sono parte integrante della Roma moderna. Queste culture hanno plasmato la capitale non solo attraverso le loro ricette, ma anche attraverso le storie e le tradizioni che portano con sé. Ogni piatto rappresenta un pezzo della storia di ogni comunità, offrendo ai visitatori un’esperienza sensoriale immersiva che va oltre la semplice degustazione.
Un menu globale: le specialità di Multi
I piatti simbolo delle diverse culture
Fino al 22 settembre, i Giardini di Piazza Vittorio si trasformano in un mercato internazionale del cibo, dove si possono assaporare piatti provenienti dai vari angoli del pianeta. Tra le prelibatezze, spiccano le sambusa etiopi, ripiene di lenticchie e caratterizzate da un delicato piccante, e i borani banjam afgani, uno stufato di melanzane. A fare da cornice a queste specialità, troviamo i bolani, ravioli di carne che si confrontano curiosamente con i ravioli cinesi, entrambi disponibili nello stesso spazio.
Un’esplorazione culinaria senza confini
Il festival offre anche l’opportunità di conoscere piatti a base di carne, pesce e platano stufato e caramellato dal Congo, dove la dolcezza si fonde armoniosamente con le cipolle e altri ingredienti. Le comunità rendono visibili le loro tradizioni culinarie con piatti che spaziano dalla cucina sudanese a quella venezuelana, fino a quella del sub continente indiano. Ogni giorno, i visitatori possono vivere un’esperienza culinaria diversa, scoprendo piatti iconici e specialità meno conosciute che raccontano storie di integrazione e scambio culturale.
Il programma delle attività
Un calendario ricco di eventi per tutti
Al centro della manifestazione c’è un programma di attività coinvolgenti progettato per tutte le età. Le comunità partecipanti hanno l’opportunità di presentarsi al pubblico attraverso una serie di eventi, tra cui laboratori di cucina e attività artistiche come concerti e danze. Questi eventi non solo offrono intrattenimento, ma fungono anche da piattaforma per il dialogo interculturale, dando voce a storie spesso invisibili.
Opportunità di riflessione e approfondimento
Il festival si arricchisce ulteriormente con seminari e incontri che coinvolgono nomi di spicco del panorama culturale, come il regista Matteo Garrone. Questi momenti offrono uno spunto di riflessione sulle esperienze vivono in Piazza Vittorio e sull’impatto culturale e sociale di queste comunità. Il programma include anche dibattiti su tematiche gastronomiche, come il confronto tra ravioli italiani e cinesi o tra fregola, cous cous e bulgur. Con eventi che si estendono oltre i confini dei giardini, Multi si impegna a coinvolgere la città intera, creando un dialogo che va al di là del semplice evento culinario.
Multi non è solo una celebrazione delle cucine del mondo, ma un’opportunità per esplorare le radici culturali che rendono Roma una città così ricca e variegata.