L’universo della viticoltura è attualmente sotto la lente di ingrandimento, grazie alle recenti affermazioni di Luigi Moio, rinomato profondo conoscitore del settore e presidente dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. Durante l’evento Etna Days, Moio ha sollevato un acceso dibattito sull’efficacia e le conseguenze dell’agricoltura biologica, difendendo la necessità di una difesa più scientifica delle piante e del vino. Le sue parole sono state una chiamata a riflettere sull’equilibrio tra pratiche agricole sostenibili e la qualità del prodotto finale.
L’attacco diretto al biologico
Un approccio da rivedere
Luigi Moio non ha usato mezzi termini nel criticare le pratiche biologiche attualmente diffuse nel settore vitivinicolo. Secondo il professor Moio, la scelta di utilizzare trattamenti biologici, come l’accoppiata zolfo e rame, ha portato a conseguenze negative sullo stato di salute delle piante. Sottolineando che tali approcci non possono essere applicati ovunque, ha affermato che le piante sono diventate più vulnerabili a malattie come oidio, peronospora e botrytis. Moio ha avvertito che l’uva arriva in cantina con maggiori imperfezioni e porta alla produzione di vini di qualità discutibile.
Insieme alla critica dell’agricoltura biologica, Moio ha anche evidenziato l’importanza della lavorazione dei suoli e la necessità di conservarli. Tuttavia, ha avvertito che non basta lavorare i terreni; la difesa degli organismi vegetali deve essere prioritaria. Con un occhio critico, ha osservato un paradosso nel settore: il biologico, pur partendo da idee di sostenibilità, si è rivelato una trappola per i produttori di vino, impedendo la realizzazione di una viticoltura sana e di vini autentici.
Le trappole della produzione vinicola
Un’analisi delle problematiche contemporanee
Il concetto di “trappole” è centrale nel pensiero di Moio. Oltre a mettere in discussione l’efficacia del biologico, espone altre problematiche per il settore vinicolo. Una di queste è la percezione del vino nella società contemporanea. Moio ha osservato come il vino venga spesso visto come una bevanda nociva, soprattutto per il suo contenuto alcolico. In una società sempre più attenta alla salute, questa immagine potrebbe compromettere la storia culturale e tradizionale del vino, che ha accompagnato l’umanità per secoli.
L’esperto sottolinea anche il cambiamento delle richieste del mercato. La ricerca di vini più leggeri e freschi può sembrare una tendenza positiva, ma si scontra con la realtà del cambiamento climatico. Le condizioni climatiche odierne stanno portando a una maggiore concentrazione dei vini, una situazione che mette in discussione gli obiettivi di freschezza e semplicità richiesti dai consumatori.
L’influenza delle mode nella produzione di vino
Verso una standardizzazione?
Sempre nel suo intervento, Moio ha puntato il dito anche sulle correnti di pensiero emergenti riguardo alla produzione di vino naturale e ancestrale. Secondo lui, queste pratiche, spesso considerate “alla moda”, rischiano di portare a una certa omologazione dei prodotti vinicoli. Moio sostiene che la vera eccellenza enologica sorga dall’interazione diretta tra suolo, clima e vitigno. In questo contesto, l’adeguatezza del terroir diventa cruciale per la produzione di vini di alta qualità.
Esponendo la sua visione, il presidente dell’OIV ha affermato che anche il ritorno alla pratica del franchi di piede, una strategia per far fronte alla fillossera, potrebbe riportare problematiche già risolte. Le sue parole mettono in guardia contro l’adozione di pratiche che sembrano innovative senza una considerazione adeguata dei danni potenziali che potrebbero causare all’equilibrio già fragile delle vigne.
La comunicazione nel mondo del vino: un aspetto critico
La necessità di maggiore chiarezza
Infine, Moio ha sollevato una questione cruciale: l’efficacia della comunicazione nel settore vitivinicolo. A suo avviso, molte delle informazioni circolanti sono confuse, contraddittorie e non sempre basate su scientificità. Ha criticato l’approccio di alcuni produttori che, invece di enfatizzare la terra e il terroir, si concentrano esclusivamente sulle tecniche di produzione, perdendo così di vista l’essenza stessa del vino come prodotto agricolo.
La semplificazione della comunicazione non solo può creare confusione tra i consumatori, ma anche impoverire il discorso attorno a un prodotto che è, per definizione, frutto di una sinergia tra natura, cultura e artigianato. Moio ha quindi richiamato a una maggiore necessità di riguardo per la comunicazione scientifica, suggerendo che il futuro della viticoltura dipenderà dalla capacità di sostenere un dialogo circolare che inglobi tradizione e innovazione in un contesto il più possibile chiaro e consapevole.