Il settore agroalimentare italiano continua a dimostrare la sua forza e diversità, con 319 prodotti di qualità riconosciuti dalla Ue alla fine del 2022. Questo incremento rappresenta un aumento di quattro unità rispetto all’anno precedente, evidenziando il costante impegno di oltre 81.400 produttori certificati. Un quadro che fotografa la crescente importanza di un settore vitale per l’economia italiana, con un focus particolare sulle regioni del Sud e delle Isole.
La crescita dei produttori agroalimentari italiani
Aumento dei produttori e localizzazione
Negli ultimi anni, il numero dei produttori di alimenti certificati ha mostrato un incremento significativo, pari allo 0,4% nel 2022. La maggior parte di quest’espansione si è concentrazione nelle regioni meridionali, dove la crescita registrata è stata del 2,8%, e nelle Isole, con un aumento del 3,1%. Questi dati indicano una tendenza positiva per l’agricoltura e l’allevamento, segnalando un’importante evoluzione nel panorama agroalimentare nazionale.
La distribuzione geografica dei produttori evidenzia una forte vocazione territoriale, con il 41,5% localizzati tra il Sud e le Isole. In particolare, la Sardegna emerge come un punto focale, contribuendo al 19,4% della produzione, seguita dal Trentino-Alto Adige e dalla Toscana, rispettivamente con il 13,9% e il 13,8%. Al contrario, il 40,4% dei trasformatori si trova al Nord, mostrando così una varietà di distribuzione che arricchisce il tessuto economico del paese.
Enfasi sulle aree meridionali
L’aumento del numero di produttori nelle regioni del Sud, un’area storicamente meno rappresentata, suggerisce che sempre più agricoltori stanno riconoscendo l’importanza di registrare i propri prodotti come Dop, Igp e Stg. Rispetto al 2012, quando solo l’8,4% dei produttori si trovava nel Sud e il 20,8% nelle Isole, oggi possiamo osservare un cambiamento significativo che potrebbe portare a una rivisitazione delle dinamiche agroalimentari italiane.
La distribuzione e i settori di produzione
Settori predominanti
Analizzando i principali settori produttivi, emerge che oltre l’80% dei produttori si concentra in tre aree principali: i formaggi, gli oli extravergine di oliva e gli ortofrutticoli e cereali. I formaggi, in particolare, coprono il 28,9% dell’intero settore, con la Sardegna che si distingue per il 44,8% della produzione. Gli oli extravergine di oliva rappresentano una quota del 28,6%, evidenziando la tradizione olivicola che contraddistingue molte regioni italiane.
Il settore ortofrutticolo, che comprende diversi tipi di produzioni, presenta un forte radicamento nel Trentino-Alto Adige, che rappresenta il 49,7% delle produzioni, mentre la Toscana si contraddistingue per la sua tradizione olivicola. È interessante notare che, nonostante i focolai di produttori concentrati in specifiche aree, il panorama offre comunque una varietà significativa, contribuendo a un’ampia offerta gastronomica italiana.
L’evoluzione delle carni fresche
Un altro segmento in crescita è quello delle carni fresche, con un totale di 9.458 produttori, che ha registrato un incremento del 3,7%. Le regioni del Nord-Ovest manifestano la maggiore concentrazione, con la Lombardia al primo posto, seguita dal Piemonte. Questo dato sottolinea l’importanza delle carni di qualità nel panorama agroalimentare nazionale. Tuttavia, si nota una flessione del 7% nei trasformatori, un aspetto che necessita di attenzione per garantire un’equilibrata crescita del settore.
L’allevamento non si limita alla Sardegna, ma si estende anche al Lazio, alla Toscana e all’Umbria, regioni che mostrano un impegno crescente nell’ambito della produzione di carni fresche. La varietà territoriale dei trasformatori, con una predominanza in Campania, Toscana e Marche, suggerisce una distribuzione diversificata che potrebbe giovare alla filiera alimentare nazionale.
Prodotti di punta
Tra i prodotti di punta che meritano di essere menzionati vi è l’Agnello di Sardegna e il Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale, che occupano i primi posti nella classifica nazionale per numero di produttori. Questi esempi rappresentano non solo il patrimonio culinario italiano, ma anche l’eccellenza e la varietà che caratterizzano le tradizioni gastronomiche delle singole regioni.
Il panorama agroalimentare italiano, con 319 prodotti di qualità riconosciuti dalla Ue, è in continua evoluzione. Attraverso il rafforzamento delle filiere produttive e la valorizzazione del patrimonio locale, il settore si dimostra in grado di affrontare le sfide future con una solidità e una resilienza sempre maggiori.