La Basilicata sta emergendo come un significativo polo di produzione olivicola in Italia, con una crescente consapevolezza delle sue potenzialità varietali e produttive. Negli ultimi dieci anni, agricoltori e frantoiani lucani hanno dedicato sforzi notevoli all’ottimizzazione della qualità dei loro oli. Con l’ausilio della guida Oli d’Italia 2024 del Gambero Rosso, è possibile tracciare i progressi fatti per valorizzare questo prezioso patrimonio. La lungimiranza degli operatori locali sta portando ad un riconoscimento crescente non solo a livello regionale, ma anche nazionale e internazionale.
La tradizione olivicola lucana
Radici storiche e sviluppo dell’olivicoltura
La tradizione olivicola della Basilicata ha origini profonde, risalenti all’età preromana e alla Magna Grecia. Siti archeologici nella regione, come Pantanello di Metaponto, hanno rivelato importanti scoperte relative alle pratiche agricole antiche. Le indagini condotte dal professor Joseph Coleman Carter dal 1974 al 2016 hanno portato alla luce foglie, noccioli e olive, confermando l’esistenza di un articolato sistema agricolo e di antiche fattorie. Tali reperti offrono uno sguardo prezioso su come l’olivicoltura fosse già radicata nella cultura lucana.
Nel 2007, un importante ulteriore passo in avanti è stato compiuto dalla dott.ssa Erminia Lapadula, che ha scoperto un antico impianto oleario risalente al IV secolo a.C. nei pressi di Ferrandina. Questo impianto è avvalorato dalla misura in cui rappresenta l’unico frantoio di epoca preromana rinvenuto nella vasta area della Magna Grecia. Oggi, fiori e resti di questa eccezionale scoperta, completati nel 2018, sono conservati al Museo di Metaponto, un vero scrigno di conoscenze che permette di apprezzare la storicità e l’importanza dell’olivicoltura lucana.
Oltre a Metaponto, altre significative scoperte archeologiche possono essere visitate al Civico MAFE – Museo Archeologico di Ferrandina, dove reperti storici continuano a raccontare l’importanza di questo settore agricolo nella vita quotidiana degli antichi abitanti della regione.
L’olio extravergine lucano nel 2024
Qualità e riconoscimento: le Tre Foglie
Nel panorama attuale dell’olio extravergine di oliva, i produttori lucani non si limitano a seguire una tradizione, ma pongono l’accento sulla qualità e sull’innovazione. La guida Oli d’Italia 2024 del Gambero Rosso ha ulteriormente messo in luce l’impegno dei produttori regionali, che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento delle Tre Foglie per alcuni dei loro oli. Questo premio non solo attesta la qualità del prodotto, ma sottolinea anche il costante miglioramento delle tecniche di produzione e della gestione delle olive.
I produttori lucani si stanno specializzando nella cura delle varietà autoctone, puntando su cultivar come la Picholine e la Coratina, che sono particolarmente apprezzate per il loro profilo aromatico e il gusto intenso. La Basilicata, circondata da un ambiente naturale ricco di biodiversità, offre un terroir unico che contribuisce alla distintività dei suoi oli. Questo patrimonio di biodiversità si traduce in oli con una complessità di sapori e fragranze che riflettono il territorio, un tesoro che i frantoiani e agricoltori locali si impegnano a preservare e promuovere.
Inoltre, l’adesione a pratiche di agricoltura sostenibile è diventata una priorità per molti produttori, contribuendo non solo alla qualità del prodotto finale, ma anche alla sostenibilità ambientale. La Basilicata si configura quindi come un esempio di come la tradizione e l’innovazione possano coesistere, elevando la reputazione dell’olio extravergine d’oliva a nuovi livelli, garantendo che ogni goccia di olio racconti una storia ricca di storia, cultura e passione.