La questione del consumo di alcol negli aeroporti sta sollevando un acceso dibattito, innescato dalla proposta del CEO di Ryanair, Michael O’Leary, di limitare il numero di drink consentiti ai passeggeri. Questa iniziativa mira a prevenire comportamenti scorretti durante i voli, un problema sempre più comune nel settore aereo. La controversia ha visto l’intervento di vari esponenti, tra cui Sir Tim Martin, fondatore della catena di pub JD Wetherspoons, che si oppone alla proposta. Attraverso una serie di misure e ricerche, il tema del consumo di alcol in aeroporto sta emergendo come una questione di sicurezza e regolarità nei voli.
Il punto di vista di Michael O’Leary
La pint d’aeroporto: un rituale difficile da controllare
Nel suo intervento al Telegraph, Michael O’Leary ha messo a nudo il problema del consumo di alcol negli aeroporti, evidenziando come per molti viaggiatori britannici sia diventato quasi un rituale. Secondo O’Leary, il consumo eccessivo di alcol prima del volo può influenzare negativamente le dinamiche a bordo e portare a comportamenti inappropriati. «Non è così facile per le compagnie aeree identificare le persone ubriache al gate», ha affermato, sottolineando come molte persone riescano a “trascinarsi” fino al gate, ma spesso la situazione cambia drasticamente durante il volo stesso.
Il CEO di Ryanair ha evidenziato che, a causa della crescente quantità di incidenti associati all’ubriachezza, le compagnie aeree devono adottare strategie più severe per garantire la sicurezza in volo. Già in passato, Ryanair aveva implementato restrizioni sul consumo di alcol, per esempio, vietando il consumo di bevande alcoliche acquistate nei Duty Free su alcune rotte verso la Spagna. Queste misure servono a prevenire comportamenti molesti e a creare un ambiente più sicuro sia per il personale che per gli altri passeggeri.
Gli studi sui rischi legati al consumo di alcol in volo
Recentemente, la rivista accademica Thorax ha pubblicato uno studio che esplora i rischi cardiovascolari associati al consumo di alcol in volo. La ricerca ha rivelato che la combinazione di pressione atmosferica ridotta e vasodilatazione può aumentare i pericoli legati all’abuso di alcol durante i voli. Gli studiosi hanno suggerito l’idea di sospendere il servizio di alcolici a bordo come misura preventiva. Questo evidenzia l’importanza di affrontare il problema da una prospettiva sia sociale che medica, rendendo necessaria una valutazione complessiva delle politiche di consumo di alcol negli ambienti di viaggio.
La reazione di Sir Tim Martin e il dibattito sul consumo di alcol
Settore aeroportuale e vendite di alcol: una questione economica
In risposta alla proposta di O’Leary, Sir Tim Martin ha lanciato una critica decisa, sostenendo che limitare le vendite di alcol nei pub aeroportuali non solo non risolverebbe il problema della ubriachezza in volo, ma colpirebbe anche le entrate generate dai punti vendita. Il fondatore di JD Wetherspoons ha argomentato che il consumo controllato di alcol in un ambiente regolamentato, come un pub, è certamente preferibile rispetto al consumo non monitorato in volo. Martin ha inoltre sottolineato l’ipocrisia di Ryanair, che offre sconti su bevande alcoliche a bordo mentre critica il consumo di alcol.
La questione si complica ulteriormente quando consideriamo che gli aeroporti beneficiano enormemente dalle vendite di alcol, con guadagni significativi da ristoranti e bar. Questi introiti giocano un ruolo essenziale nel modello di business degli aeroporti, rendendo la proposta di O’Leary potenzialmente impattante non solo dal punto di vista della sicurezza ma anche per l’economia degli operatori aeroportuali.
La sicurezza a bordo come priorità
Molti operatori del settore si domandano se la misura proposta da O’Leary possa effettivamente affrontare il problema comportamentale in volo. Egli ha paragonato il consumo eccessivo di alcol in aeroporto a una “gita da alcolisti”, suggerendo alternative più salutari, come tè o caffè, in caso di ritardi volo. Il focus di O’Leary non è quello di stigmatizzare i consumatori di alcol, ma piuttosto di promuovere politiche che possano prevenire incidenti a 33.000 piedi.
L’argomento resta aperto e si prevede che porterà a ulteriori discussioni tra le compagnie aeree, gli operatori aeroportuali e i legislatori, man mano che il settore avanza verso modalità più sicure e responsabili di gestione del consumo di alcol durante il viaggio.