Ricercatori dell’Università della California Riverside stanno lavorando a un progetto innovativo per introdurre pomodori geneticamente modificati nello spazio, noti come “pomodori SPACE”. Questa iniziativa mira a permettere agli astronauti di coltivare e consumare frutta fresca a bordo della Stazione Spaziale Internazionale . Il succo di questa ricerca risiede nel potenziale di coltivazione di vegetali in contesti estremi, con impatti significativi sul modo in cui pensiamo all’alimentazione umana, sia sulla Terra che oltre.
Il ciliegino del futuro e il programma Veggie
Pionieri della coltivazione spaziale
Il progetto di ricerca è guidato da Robert Jinkerson, professore associato di ingegneria chimica e ambientale presso il Bourns College of Engineering della UC Riverside. Jinkerson ha evidenziato che una delle principali sfide per le missioni spaziali è il costo elevato di invio di cibo agli astronauti. L’obiettivo, quindi, è quello di consentire agli astronauti di coltivare il proprio cibo in loco. Si prevede che entro il 2025 i semi di pomodori SPACE germoglieranno nel laboratorio Advanced Plant Habitat, situato a 260 miglia sopra la Terra, a bordo della ISS.
Nel mentre, la ISS è già dotata di Veggie, un sistema sperimentale per la coltivazione di verdure. Questo impianto consente di ospitare fino a sei piante contemporaneamente, utilizzando un suolo speciale progettato per trattenere aria e acqua. Il materiale, simile all’argilla, è arricchito con nutrienti e aiuta a ottimizzare le condizioni di crescita, sostenendo le necessità delle piante in un ambiente di microgravità.
Crescita delle piante senza luce solare
Innovazioni genetiche e sostenibilità
La collaborazione tra Jinkerson e Martha Orozco-Cárdenas, direttrice del Plant Transformation Research Center, ha portato alla realizzazione dei pomodori spaziali. Utilizzando la tecnologia di editing genetico CRISPR, Orozco-Cárdenas ha progettato piante di pomodoro di dimensioni ridotte, mentre Jinkerson si è concentrato sulla modifica genetica per consentire loro di utilizzare l’acetato come fonte energetica, anziché ottenere energia dalla luce solare. Questo approccio innovativo crea una sorta di fotosintesi artificiale, che potrebbe rivelarsi cruciale per la coltivazione di piante in ambienti privi di luce naturale.
L’obiettivo della ricerca è massimizzare la funzionalità delle piante, minimizzando i requisiti di luce. Le piante di pomodoro risultanti sono state appositamente studiate per avere una struttura compatta, caratterizzata da un rapporto ottimale tra fusto, foglie e frutti. Questi adattamenti potrebbero rendere la coltivazione di cibo nello spazio più agevole, contribuendo alla sostenibilità delle missioni spaziali a lungo termine.
Il problema del cibo nelle missioni spaziali
Nutrizione e rifornimenti per gli astronauti
Attualmente, gli astronauti della ISS ricevono cibo liofilizzato e preconfezionato, selezionato per poter soddisfare le loro esigenze nutrizionali per mesi. Questo approccio comporta, però, delle limitazioni significative: con il trascorrere del tempo, le vitamine possono degradarsi e la varietà alimentare è ridotta, il che potrebbe compromettere la salute degli astronauti durante lunghe permanenze nello spazio.
Se il progetto dei pomodori SPACE avrà successo, rappresenterà un cambiamento radicale nel modo in cui gli esseri umani si nutrono nello spazio. La capacità di coltivare pomodori e raccogliere i frutti potrebbe aprire la strada alla produzione di nuovi semi, garantendo un ciclo di coltivazione ininterrotto. Jinkerson ha affermato che si tratta di un progetto “seme-a-seme-a-seme”, un approccio mai sperimentato prima sulla ISS.
Questi sviluppi potrebbero non solo migliorare la dieta degli astronauti, ma anche promuovere una nuova era di approvvigionamento alimentare che potrebbe essere essenziale per le future esplorazioni spaziali, contribuendo a una missione sostenibile e più sana per l’umanità oltre il nostro pianeta.